Accidia, male della modernità

L’accidia, al contrario degli altri sei vizi capitali che traggono la loro forza dall’ipermotivazione e dalla frenesia, si situa nel campo opposto della demotivazione e della mancanza di passione, cioè l’abulia, l’indolenza, l’inerzia, l’apatia e l’indifferenza.

Il termine viene dal greco ἀκηδία, negligenza, composto da ἀ privativo e κῆδος cura, che diventa nel tardo latino prima acedia e poi accidia. Dunque ἀ-κῆδος, senza cura!

La cura nasce dall’empatia, da quella capacità di consonare, partecipare ed essere in comunione con il mondo circostante. Stando a quanto ci vanno dicendo le neuroscienze, il cervello umano possiede i neuroni specchio che hanno la funzione di far risuonare dentro il cuore la musica, la bellezza, l’amore o il dolore, l’abbandono, l’odio dell’ambiente in cui siamo immersi. Da questa capacità nascono lo stupore, la meraviglia, la partecipazione, ma anche la complicità. Al contrario, l’accidia si manifesta attraverso l’indifferenza malinconica nei riguardi di ogni attività e cosa. Non v’è ricerca del bene, e non vi è più quel prendersi cura, che è il cuore della vita. L’agire sprofonda nell’inerzia e la volontà si rattrappisce. Persone, vita, sentimenti vengono avvolti dalle nebbie dell’apatia. Presto non tarda ad arrivare la noia con il suo torpore malinconico.

L’accidia non è legata a stati carenziali o al bisogno, ma, come la noia, nasce da uno stato di soddisfazione scontata e abitudinaria. Questo vizio, a ben vedere, può essere considerato il male della modernità, soprattutto nella sua forma depressiva. È anche il male di tanta gioventù, priva di autentici interessi, appiattita nelle sensazioni passeggere e intorpidita dentro un vuoto interiore perpetuato da un eccessivo soddisfacimento esteriore.

Quando la quotidianità sprofonda nell’incapacità di appassionarsi causata dalla perdita di motivazione, allora tutto si rallenta: il ragionamento, le azioni quotidiane, viene inibita la creatività, non sbocciano più nuove passioni, progetti ed ideali.

L’accoppiata accidia e noia è il brodo di cultura di varie psicopatie. Un’emotività spenta, che non produce più emozioni intense, ricerca sensazioni forti rifugiandosi nei comportamenti crudeli e sadici, nella distruttività del teppismo, del vandalismo e di violenze di ogni genere. Non è escluso che la perdita di interesse e di motivazione per la vita possa entrare anche in quel disperante e disperato complesso stato di sofferenza che porta a comportamenti autolesionistici e suicidari.

L’accidia è un vivere tra parentesi, una non vita, la perdita del coraggio della scelta. È il vizio forse meno visibile, ma sicuramente il più diffuso, si veda “la globalizzazione dell’indifferenza” citata spesso da papa Francesco.

Accidia e patologia. L’accidia ha come organo bersaglio il movimento e il metabolismo. Attività e riposo sono l’alternarsi naturale di una vita attiva e sana. L’accidia aggredisce il movimento, toglie forza al fare e l’inattività che segue, genera disturbi del metabolismo. Molta obesità ha nell’accidia la sua origine con tutti i danni che ne conseguono.

Possibili alterazioni psichiche: inerzia patologica, noia esistenziale ed eccesso di GABA, cioè d’inibizione (Masi 2015).

Ideologie connesse: relativismo, minimalismo e addirittura nihilismo.

Possibili cure: l’amore donativo e la ricerca delle motivazioni alte per dare un senso, un significato ed una finalità al proprio vivere.

Carluccio Bonesso

08/07/2016

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