Il sequestro passionale

Il fatto che la passione si comporti come un’emozione che perdura nel tempo, ci dice già come strutturalmente essa possieda un effetto sequestrante. Chi vive nella passione è fortemente preso dall’oggetto del suo sentire e la sua capacità di valutare è offuscata dalla “cecità passionale”, determinata dal pathos che la nutre e la tiene viva, sequestrando le altre emozioni, le quali vengono messe al servizio della principale.

La parola pathos, di origine greca, significa letteralmente sofferenza o emozione. Secondo il pensiero greco, il pathos è una delle due forze che regolano l’animo umano ed è in contrapposizione al logos, che è la parte razionale dell’animo umano, mentre il pathos corrisponde alla parte irrazionale.

Il termine pathos ha molto in comune con la passione: il termine deriva infatti dal latino patior, che significa soffrire, provare, sopportare o patire.

Quando la passione supera la cosiddetta soglia della “normalità” inizia il sequestro “patologico”.

La passione è intensamente mossa da una spinta verso l’oggetto del suo sentire e da una edonia, che la connota piacevolmente o spiacevolmente. Possiede inoltre, la capacità di rispondere in modo forte ad una certa situazione che le è specifica, e un’espressività atta a comunicare lo stato interno e ad informare gli altri.

Quando una o più di queste funzioni “impazzisce”, allora si verifica il sequestro patologico.

La spinta eccessiva determina un iperattività compulsiva e/o frenetica, come lo è per esempio la mania e l’ossessione, oppure rallenta o addirittura blocca l’azione come accade nella catatonia e nelle fobie.

L’eccesso di edonia, o piacere, determina gli stati euforici di esaltazione, mentre al contrario si ha la depressione ed altri disturbi psichiatrici con perdita di interesse e di piacere, che si manifestano con la mancanza di interesse per le attività ricreative, incapacità di sviluppare rapporti stretti con le altre persone e mancanza di interesse per l’attività sessuale.

L’anedonia e la disedonia sono caratterizzate invece dall’inabilità patologica a provare piacere, come si riscontra in molti malati psichiatrici.

La “disregolazione omeostatica edonica” può essere valutata non solo in presenza o assenza della capacità di provar piacere, ma anche secondo differenze qualitative e quantitative rispetto alle normali condizioni. Recentemente si è riscontrato che l’abuso prolungato di droghe induce dei deficit nei meccanismi che presiedono al rinforzo positivo, ma anche l’emergere di stati affettivi negativi come ansia, disforia e depressione durante l’astinenza.

E la casistica potrebbe andare avanti per molte pagine ancora…

Il confine tra sequestro passionale e sequestro patologico non è sempre ben chiaro e la complessità della patologia resiste a facili classificazioni. Un criterio potrebbe essere riscontrato nella durata, dove uno sarebbe relativamente breve e l’altro tenderebbe invece alla permanenza. Il criterio infrastrutturale proposto dalla timologia si basa sulle funzioni emotive. Sebbene sia tutto da approfondire e verificare, potrebbe comunque aprire una nuova strada verso una classificazione della patologia ed i suoi sequestri, sempre che si possa definire col termine “patologia” il fenomeno umano rappresentante una distorsione dell’interazione.

 

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