La competenza timica: comprendere le nostre emozioni

Riporto di seguito alcune considerazioni personali, in merito all’esperienza che ho iniziato nell’ottobre 2017 e si protrarrà ancora, lungo questo 2018: quella della formazione in Timologia / Scienza delle Emozioni promossa dalla SITI, fondata e presieduta da Carluccio Bonesso.
Il dato più rilevante è l’approfondimento lessicale che tutti noi partecipanti stiamo compiendo, soffermandoci su una classificazione molto rigorosa dei lemmi utilizzati in lingua italiana per descrivere le più svariate sfumature delle emozioni che attraversano o hanno attraversato il nostro “campo timico” ossia la sfera delle emozioni: stiamo imparando a collocare ciascuna di esse in un vero e proprio quadrante di assi cartesiani.
Lo schema, che ci è diventato ormai famigliare porta in ascissa il tropismo o motivazione al rapporto con l’altro -la situazione di relazione/interazione in cui si manifesta l’emozione- mentre in ordinata l’apporto edonico, ossia la gratificazione piuttosto che il disagio che ne risultano.
Va quindi sottolineato l’assioma che si ha timia (“percezione” emotiva) sempre quando vi è un rapporto fra un’entità percipiente (il soggetto umano) e un dato della realtà interna (propriocezione, memoria) od esterna ad esso (altri individui, o elementi ambientali) veicolato dai sensi; cui si lega il monito introduttivo di grande lealtà epistemologica, ossia che la descrizione e la discussione di un dato di realtà sono intrinsecamente di natura altra dal dato di realtà oggetto del discorso: il famoso “la mappa non è il territorio“. Di conseguenza, il discorso timologico è valido fintanto che fornisce strumenti alla pensabilità di quanto si muove in campo timico, e questo solamente allo scopo di portare il soggetto verso piena consapevolezza (“so che c’è”) delle emozioni che prova, per poi passare alla coscienza (“so che cosa è”) di esse, ed infine alla contezza (“so spiegare come mi sento, e perché”).
Fondamentale ancora è l’adozione di una classificazione gerarchica dei bisogni umani: necessità materiali di nutrimento e procreazione, bisogni relazionali che apportano senso e gratificazione per il sentirsi appartenenti di insiemi più ampi (famiglia, gruppi, ambiente e territorio, eco-sistemi, …) di vita, fino ai bisogni più alti di significato e finalità. Da qui la ricerca delle relazioni e dei legami fra bisogni ed emozioni, con i loro rispettivi apporti di tropismo ed edonia, tanto da non solo collocare con precisione gli stati emotivi nei quadranti della rappresentazione ad assi cartesiani di cui si diceva sopra, ma anche disegnare funzioni di percorso verso la compiutezza dell’essere umano: la realizzazione della felicità nella sua pienezza.
Gli elementi succintamente esposti sopra consentono già di apprezzare la inossidabile validità dell’approccio timologico, che costituisce a tutti gli effetti il più aggiornato impianto per lo studio scientifico dell’ambito psichico oggi disponibile, e che sicuramente consentiranno alla Timologia di diffondersi e propagare la sua luce negli anni a venire.
Merita sincera gratitudine Carluccio Bonesso, maestro elementare, pedagogista e psicoterapeuta esperto di biofeedback, per il grande lavoro compiuto nell’elaborazione degli elementi di pensiero che strutturano questo nuovo paradigma nello studio e nell’esplorazione del mistero dell’animo umano, nonché per la passione con cui, nonostante l’età avanzata e qualche acciacco, si dedica all’insegnamento della nuova scienza delle emozioni, la Timologia.
I corsi di formazione e le attività della SITI (Società Italiana di Timologia) sono finalizzati all’acquisizione di una competenza emotiva e quindi relazionale; risultano perciò estremamente utili a tutti i professionisti delle relazioni di cura e di aiuto, agli insegnanti e ai formatori.

Massimo Onetti Muda

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