L’ira: la distropia aggressiva

La distropia aggressiva comprende l’ira, l’irritazione, la furia, la collera, il furore, lo sdegno, il rancore, la stizza, l’esacerbazione, la reattività eccessiva, la perdita di controllo e l’aggressività distruttiva.

Questa distropia è caratterizzata dalla frenesia aggressiva e discende dalla rabbia non controllata che sconfina nella distruttività. Nasce da un sentimento di irritazione violenta che scatena l’impulso ad aggredire e punire immediatamente colui che è ritenuto responsabile di averla suscitata. L’iroso non tollera la critica e il confronto, che considera piuttosto una minaccia al suo equilibrio emotivo sempre sul punto di cedere. Il sinonimo di ira meno elevato è la collera, che descrive ugualmente una reazione emotiva provocata da un’offesa, alla quale si vuole reagire con forza. Qualora l’eccesso di rabbia fosse talmente intenso da offuscare momentaneamente la ragione ed il controllo, si ha il furore. La distropia aggressiva modifica la percezione dell’Altro, identificandolo come ostile e nemico ed è sempre legata ad una ferita reale o presunta. Si tratta di pena interiore, perché si ritiene di aver subito un torto, al quale si risponde con aggressività.

La distropia aggressiva possiede anche la caratteristica di “accecare la vista” o comunque di deformare la visione degli accadimenti. La sua repentinità allontana l’iroso dalla possibilità di gustare l’esperienza di generosità ed altruismo che deriva dall’evitare la reazione e quindi si autoesclude dalla possibilità di superarla. Tuttavia l’ira talvolta ha anche una sua funzione positiva e adattiva, legata al fatto che la sua attivazione è funzionale all’attacco e alla difesa per la sopravvivenza. Quando l’amigdala, che presiede a questi comportamenti, fosse danneggiata, l’individuo perderebbe la cognizione del pericolo con esiti prima o poi infausti. Non va dimenticato inoltre che un minimo di aggressività può essere positivo, perché aiuta a scacciare e gestire la paura ed il dolore, e ad opporsi all’ingiustizia, ma questa si chiama indignazione.

Il dato carenziale che sta all’origine della distropia aggressiva è da ricercarsi molto probabilmente in un passato di violenze, associato a insicurezza, trascuratezza e abbandono. La violenza subita diventa anche violenza appresa, e l’ipotesi dell’origine ambientale è scritta tutta nella quotidianità del degrado ambientale e culturale da dove prende il via. Non è una questione solo di deterioramento economico e sociale, ma anche di ambienti anaffettivi, incentrati sul possesso e successo, ma carenti dal punto di vista relazionale. Più spesso è la frustrazione derivante da un mancato o inibito bisogno di qualunque desiderio. L’ira da molti è considerata inevitabile: un risultato della genetica! Qualcosa a cui non si può sfuggire. L’ira insieme alla gola e alla lussuria gode di grande tolleranza e c’è anche chi se ne vanta, perché “quando ci vuole, ci vuole!”. L’ira ha moltissimi estimatori e cultori: fa business e audience! La società rende addirittura omaggio all’ira: eroi irosi e violenti! I violenti in TV fanno ascolto e godono di seguito. Molti difendono e apprezzano anche il fatto del farsi violentemente giustizia da sé, avendo ampio seguito politico. La distropia aggressiva è sicuramente la madre e la responsabile del più grande e fiorente business della storia: le armi!

Patologia. Ansie, rabbie, tristezze, invidie e rancori agiscono negativamente sul corpo: sul sistema immunitario, organo bersaglio del cortisolo; sul sistema nervoso centrale; sul sistema cardiovascolare e sulla respirazione; sulla digestione e sul sonno; sulla vita affettiva e su quella sessuale. Odiare non è mentalmente igienico, né salutare! L’ira protratta produce la conseguenza della diminuzione della serotonina e dei suoi effetti benefici sull’umore e sul controllo della reattività con conseguente aumento della noradrenalina. Indipendentemente che si ripaghi il nemico, esser arrabbiati sicuramente fa male a chi odia. La vendetta non risolve il torto! Odiare è facile, perché si è in balia dell’istinto aggressivo, mentre l’amare comporta controllo e perdono. Diceva Shakespeare: «Avere rabbia è come bere del veleno e… aspettare che l’altro muoia». L’odio avvelena di cortisolo e ammazza lentamente di rancore ed odio! Quando il cervello è in preda all’ira, non trova spazio per gli opposti piacere, pace e gioia. La distropia ostile non provoca morte e rovina solo agli altri, ma anche a se stessi. Toglie il sonno ed ogni gioia di vivere. Col tempo può diventare la peggiore nemica dell’iroso stesso e della sua salute.