Guarire l’ingordigia: la sobrietà

Al contrario dell’ingordigia, la distropia del consumo, si situa la sobrietà. La protropia del consumo comprende la temperanza, la continenza, la moderatezza, la morigeratezza, la sobrietà e la frugalità. La cultura da sempre oppone all’ingordigia la temperanza. Contrariamente alla gola, la temperanza è la disposizione alla moderazione, alla frugalità e alla sobrietà, le quali sono le modalità adattive dell’uso delle cose e del consumo del cibo. Come protropia la sobrietà è la capacità di mantenere entro i giusti limiti il soddisfacimento degli appetiti naturali.

La temperanza riveste la modalità adattiva della produzione e del consumo. Stiamo invece assistendo all’asservimento totale del cibo al profitto con grandi sprechi, sfruttamento della manodopera e della terra, produzione di cibi di basso valore e una speculazione feroce che costringe alla fame milioni e milioni di persone. La frenesia insaziabile degli speculatori sta seminando su scala planetaria morte, guerre e migrazioni bibliche. La loro ingordigia mette sullo stesso piano e riduce ogni cosa a pura merce. Per costoro che si tratti di cibo, acqua, materie prime o denaro, tutto è merce e può diventare fonte di guadagno. Poco importa se questo generi disastri e tragedie di cui siamo perlopiù spettatori indifferenti.

La temperanza dei nostri tempi non può essere circoscritta alla pura moderazione, cioè l’approccio quantitativo, ma riguarda anche il consumo etico, il quale promuove la coscienza di un utilizzo che non sia mai complice di questa immensa violenza.

Dal punto di vista strettamente individuale il superamento della distropia dell’ingordigia passa certamente attraverso la reintegrazione dei vissuti carenziali. La psicanalisi rimanda il problema alle prime esperienze del rapporto con la madre. Un seno buono consola, mentre un seno poco rassicurante è fonte di frustrazione. La guarigione passerebbe dunque attraverso la ristrutturazione profonda dell’immagine materna. La via della guarigione passa per il perdono terapeutico dei vissuti carenziali ben consapevolizzati e reintegrati.

L’economia emotiva della temperanza e della sobrietà è la modalità adattiva di utilizzare e consumare il cibo. Questa protropia è la salvaguardia per il consumo etico e una delle premesse per modificare la fame nel mondo. Il cibo è necessario alla sopravvivenza della vita di tutti ed è un diritto irrinunciabile e universale.

L’organizzazione della produzione del cibo è progetto necessario e primario di ogni società e perciò dovrebbe sottostare al controllo democratico e non dato in balia a qualunque liberismo, al quale poco importa la qualità, se non in funzione del guadagno.