Scoperta la natura segreta delle Emozioni

 Come è fatta un’emozione?

Se vi venisse rivolta questa domanda probabilmente non sapreste rispondere! Consolatevi, non siete messi male, perché non lo sa la maggioranza. Persino tra i ricercatori di psicologia sperimentale, anche fra i più accreditati, circola l’idea di lasciar perdere la ricerca e dedicarsi ad altro. Ricordate la volpe della favola antica sotto la vite con i grappoli fuori dalla sua portata?  Lo stesso sta accadendo in psicologia. Eppure, se domani mattina una gazzella si svegliasse e smettesse d’aver paura, potrebbe andare ad accarezzare un leone, il quale ringrazierebbe per il dono di una sì facile preda! Ciò significa che aver paura salva la vita. Provate ad andare indietro con la memoria ai vostri momenti topici, momenti di grandi decisioni, e togliete le forti emozioni presenti, pensate che avreste trovato la forza di scegliere ciò che vi ha fatto prendere la direzione nuova della vostra vita? Certe cose si scelgono col cuore, cioè ascoltando l’emozione.

L’emozione è un meccanismo d’interazione

La paura ci fa allontanare dal pericolo, la rabbia ci fa reagire di fronte alle minacce, la fiducia ci dà la forza per affrontare la quotidianità, la gioia riempie di luce i nostri momenti migliori. Le emozioni stanno nella terra di mezzo fra i nostri bisogni e l’ambiente e ci avvisano e spingono ad agire. Alcuni esempi. Tra il nostro bisogno di sopravvivenza ed un pericolo c’è la paura che c’informa su di esso e ci spinge ad evitarlo. Tra il nostro bisogno di sicurezza ed una minaccia c’è la rabbia, che ci spinge a reagire. Tra una perdita, una sconfitta o un lutto ed il nostro bisogno di successo o di appartenenza c’è la tristezza, che s’incarica di elaborare la sofferenza subita, altrimenti insopportabile. Tra il nostro bisogno di amare ed essere amati e le persone care c’è l’affetto e la tenerezza, che rinsaldano i legami. Quindi, ogni emozione, con la sua contraria, è specializzata nell’affrontare le situazioni che le sono specifiche. La paura segnala il pericolo e la fiducia l’assenza di pericolo. La gioia segnala la vittoria e la tristezza la sconfitta. Dev’essere dunque chiaro che ogni emozione ha la sua contraria: una propende all’allontanamento e l’altra all’avvicinamento, una è spiacevole e l’altra è piacevole. La paura è spiacevole e propende per l’evitamento, mentre la contraria fiducia è piacevole e propende per l’avvicinamento. Com’è evidente, l’emozione non è il semplice atto del sentire, cioè un sentimento, ma è un meccanismo potente che l’evoluzione ha sviluppato per la nostra sopravvivenza e per il nostro adattamento continuo alle situazioni.  Senza emozioni non si va da nessuna parte!

Come funzionano le emozioni?

Le emozioni funzionano come tutti i meccanismi di flusso. Osservate quello che si fa nel prendere un ascensore. Si manda un input schiacciando il pulsante; il sistema centrale verifica che tutto sia funzionante, si attiva e arriva. Così accade anche per le emozioni e facciamo l’esempio della paura:
I – Stimolo (input) C’è nell’ambiente un uomo con una pistola in mano, fatto che risveglia il nostro bisogno di sopravvivenza
II – Valutazione (valutazione emotiva)  Il nostro cervello valuta che sia un pericolo
III – Attivazione Si attiva il corpo e soprattutto gli arti inferiori
IV – Risposta (output)  Scatta la fuga
Ovviamente i tempi dell’emozione sono rapidissimi, una frazione di secondo, quanto basta in alcune situazioni particolari per salvare la vita.
Anche in questo momento l’emotività è in azione.
1 – Guardo quello che scrivo
2 – Lo valuto positivamente
3 – Mi impegno a continuare
4 – Scrivo
Quale emozione mi sta guidando? La fiducia di esprimere concetti positivi. Ma questo vale anche per chi legge.
1 – Legge lo scritto
2 – Lo valuta automaticamente in modo positivo o negativo
3 – Se non piace o convince
4 – Smette di leggere o al contrario continua
Questo meccanismo è sempre in atto, in modo umorale se non si è consapevoli, in modo emozionale quando si è presenti al sentire.
Quando l’emozione si fa più resistente e dura nel tempo, allora diventa una passione. Una cosa è emozionarsi di fronte ad un pericolo e altro è diventare un difensore dei deboli. Tutti gli esseri viventi hanno paura dei pericoli. Ma solo pochi dedicano la loro vita a combattere minacce e pericoli. A tutti piace e fa venire l’acquolina in bocca un cibo appetitoso, ma pochi diventano cuochi. Tutti siamo attratti dai dolciumi, ma solo chi ha la passione diventa pasticcere.
L’emozione affronta i compiti brevi, la passione invece i compiti a lungo termine. Una vita senza passione è in balia della noia e del nonsenso, perché là dove non c’è cuore, non c’è neanche entusiasmo.

Che cos’è l’interazione?

L’interazione è l’azione che passa almeno fra due soggetti. Si dice, infatti, inter-azione, cioè azione-fra. In questo momento io sto interagendo con il mio computer, ma idealmente anche con i lettori. Ciò vuol dire che sono dentro una relazione con voi, in cui l’azione del mio scrivere ha come fine il vostro leggere.
Quindi, nell’interazione c’è un aspetto di relazione ed uno d’azione. Convien fare un esempio. Consideriamo la relazione come una piscina dentro la quale circolano le azioni. Se nella piscina entra un interlocutore che trasporta veleno, tutta la piscina presto s’inquina. Ma se, invece, entra uno che porta miele, rapidamente tutta l’acqua s’addolcisce. L’acqua è la relazione e se è avvelenata, avvelena tutti, al contrario la dolcezza rasserena tutti. Azione e relazione sono le due facce di una stessa medaglia, l’interazione, e si influenzano a vicenda, tanto che si può affermare che “non vi è azione senza relazione e la relazione precede l’azione”.
Pensiamo ad un bacio, ciò che di più bello ci sia nell’espressione d’affetto. In una relazione d’amore il bacio è qualcosa di sublime, mentre in una relazione ostile è tradimento, il bacio di Giuda! Quindi è la relazione che definisce la qualità dell’azione.
Ritornando all’emozione, i primi due punti di flusso dello stimolo/valutazione sono il momento della relazione, mentre l’attivazione/risposta riguarda l’azione. Infatti, continuamente siamo in relazione con quanto ci circonda e agiamo di conseguenza.
La nostra attenzione ci rende consapevoli di quel che facciamo, ma è la coscienza in quale relazione stiamo con il nostro fare, che guida e caratterizza le nostre azioni. Una cosa è andare a cena con la persona amata e altro è andarvi per una cena d’affari. Si tratta in ambedue i casi di mangiare, ma dentro due relazioni incomparabili, per cui nel primo caso tutto è così emotivamente soffuso, mentre nel secondo tutto potrebbe andare di traverso. Stessa azione del mangiare, ma relazione diversa!
Le relazioni, quindi, condizionano le azioni.

Relazione ed emozioni

Le emozioni modulano le nostre relazioni ed azioni attraverso la loro piacevolezza o sgradevolezza e la propensione ad avvicinare o allontanare.
Le due emozioni principali che intervengono nella relazione sono la ostile rabbia che racchiude ben 49 categorie come gelosia, ingratitudine, indignazione, esasperazione, disprezzo, inimicizia, ira, collera, rancore, odio, orgoglio, invidia, furore, dispetto, astio, impazienza, ostilità, superbia, intolleranza, sdegno, nervosismo, stizza, avversione, irascibilità, furia, risentimento, malanimo, incuranza, escandescenza, antipatia, scontrosità, ecc. Mentre la contraria amicale filia ne ha 41, come bontà, innamoramento, adorazione, riguardo, gentilezza, pazienza, affidabilità, amabilità, rispetto, conforto, pietà, riverenza, benevolenza, misericordia, amicizia, amore, venerazione, affetto, cordialità, indulgenza, gratitudine, tolleranza, riconoscenza, stima, compassione, confidenza, tenerezza, carità, calorosità, accondiscendenza, empatia, eros, ecc.
La rabbia respinge, aggredisce, offende ed umilia la relazione, mentre la filia la colora, la potenzia e la esalta.
La conseguenza di una relazione negativa ed ostile è il tormento ed il senso di colpa composto da 19 categorie: umiliazione, avvilimento, vergogna, rimorso, meschinità, pudore, miserabilità, senso di soggezione, rincrescimento, mortificazione, demoralizzazione, ecc, accompagnati dallo stress, che non promette nulla di buono per la relazione, ma anche per la salute. Mentre le relazioni filiache, affettuose ed empatiche, generano serenità, pace, entusiasmo e, a livello alto, la felicità. Solo 5 sono le categorie: diletto, letizia, gaudio, felicità ed estasi.  Nella lingua italiana le emozioni positive hanno meno successo, meno lessico delle negative e questo potrebbe voler dire che non siamo così solari come ci descriviamo.

Azione ed emozioni

Le due emozioni principali che intervengono nell’azione sono la paura e la fiducia: la paura inibisce l’azione, mentre la fiducia la potenzia e il coraggio la esalta.
La paura racchiude 37 categorie: diffidenza, turbamento, smarrimento, sbigottimento, scoraggiamento, sospetto, timore, viltà, spavento, orrore, agitamento, ansia, apprensione, malfidenza, trepidazione, sgomento, inquietudine, preoccupazione, nervosismo, tremore, terrore, sconvolgimento, sfiducia, irrequietudine, fifa, insicurezza, ossessione, panico, fobia, strizza, ecc.
La fiducia ne ha 24: coraggio, sorpresa, speranza, tranquillità, quiete, ammirazione, meraviglia, serenità, placidità, sicurezza, audacia, stupore, calma, senso del mistero, ecc.
Quando l’azione è efficace e realizza i suoi risultati si avrà soddisfazione, piacere o gioia, mentre l’inefficacia, la perdita o la sconfitta generano la tristezza.
La gioia conta un totale di 21 categorie: consolazione, ilarità, rallegramento, esaltazione, soddisfazione, giovialità, allegria, contentezza, gratificazione, entusiasmo, sollievo, divertimento, spensieratezza, buonumore, euforia, ecc.
La tristezza ha 45 categorie: affanno, abbattimento, tribolazione, amarezza, compianto, malinconia, cordoglio, lutto, sofferenza, dolore, sconforto, angoscia, pena, afflizione, travaglio, cruccio, disperazione, prostrazione, incontentabilità, delusione, patimento spasimo, strazio, infelicità, depressione, desolazione, cupezza, rammarico, malumore, malcontento, scontento, rimpianto, inconsolabilità, insoddisfazione, rassegnazione, nostalgia, disillusione, ecc.

Qualche considerazione

È convinzione diffusa che la felicità discenda dal successo, dal possesso e dal potere. Falso! La felicità è figlia dell’innocenza, in-nocens, cioè della scelta di non esser mai nocivi e di praticare l’amore. Ciò significa che per essere innocenti nel senso lessicale del termine, si debba praticare continuamente l’arte del saper chiedere e dare perdono, del sapersi assumere le responsabilità e di coltivare intenzioni pacifiche.
Dalle azioni positive si ricava soddisfazione, ma anche piacere e al livello più alto la gioia.
Fra felicità e gioia corre una sostanziale differenza. La prima è uno stato che dura nel tempo ed indica uno stare in pace ed in amore con il mondo, con gli altri e con se stessi. È meno intensa della gioia, ma è molto più duratura. La gioia è intensa, ma anche breve, come sono tutte le soddisfazioni, i piaceri ed il successo. Confondere la gioia con la felicità è indice di analfabetismo emotivo, è il non saper distinguere fra uno stato interiore ed un’emozione. È vero anche che si confondono perché spesso si accompagnano, com’è vero che la relazione e l’azione sono le due facce dell’interazione.
Ma nella vita il confonderle ha serie conseguenze. Tutti desideriamo esser felici, ma non tutti sappiamo che la felicità è il frutto dell’amore, cioè delle relazioni filiache e non dei miti contemporanei della visibilità, del successo e del possesso. Confonderli ha gravi conseguenze: delusioni, tristezze, malessere e persino depressione.

 

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