I vizi capitali

La prima caratteristica che differenzia il mondo minerale dalla vita è sicuramente il bisogno. Le rocce non hanno bisogni o desideri, mentre tutti gli esseri viventi hanno bisogni e provano attrazione. Gli animali inoltre cercano e l’uomo in più desidera e sogna.

La seconda caratteristica, conseguente alla prima, è la capacità di muoversi. Ogni essere vivente si sposta, cresce ed interagisce. Lo fa sotto l’impulso chimico degli odori e dei sapori, per l’impulso luminoso della luce e dell’ombra o per l’impulso spaziale di spostarsi in tutte le direzioni. Tutti questi termini vanno sotto il nome di tropismo, cioè la capacità di avvicinarsi o allontanarsi.

La terza caratteristica è la capacità di interagire, attraverso il feedback della saturazione – carenza che negli animali diventa soddisfazione – insoddisfazione e nell’uomo piacere – dispiacere, dolore. Tutto questo va sotto il nome di edonia che ha la funzione di segnalare l’avvenuta saturazione.

Ogni essere vivente, spinto dal bisogno, cerca e si avvicina a qualcosa che l’attrae (tropismo) e che possa saturare il suo bisogno (edonia). Questo è il circolo quotidiano della vita! C’è un bisogno, che mette in moto la ricerca che si conclude con la saturazione. Col passare del tempo, però, viene a cessare la saturazione e la carenza fa ripartire il circolo. Questo accade per ogni funzione vitale: sonno, cibo, respiro, ecc. Ma anche per i bisogni secondari di stima, affetto, autorealizzazione. La regola vale anche per lo spirito umano sempre alla ricerca di ciò che riempia di senso, valore e finalità la vita. Tutto questo funziona regolarmente nelle situazioni in cui ricerca e saturazione, cioè tropismo e edonia, sono in equilibrio. Quando, invece, il bisogno urge per l’aumentare della carenza, la spinta aumenta, l’attrazione si trasforma in frenesia e la ricerca subisce il rafforzamento motivazionale (ipermotivazione) per un bisogno che diventa irrefrenabile.

È la situazione dei predatori. Gli erbivori non devono rincorrere l’erba e le piante, mentre i carnivori devono mettercela tutta per sopravvivere. È evidente, quindi, che quando vanno a segno divorino la preda freneticamente spinti da un piacere compensatorio, la cui soddisfazione ha l’effetto di potenziare l’azione. Inoltre, l’ipermotivazione della frenesia, per la gran fame, va ad inibire la repulsione, tanto che i predatori spesso si nutrono di carogne. Anche la paura diminuisce al punto che si avventano sulle prede senza controllo col rischio della propria vita, divorandole poi con rapidità, magari ringhiando contro gli eventuali competitori. La volpe o la faina in un pollaio non uccidono una sola gallina, ma fanno un macello divorando un po’ qua ed un po’ là, prese dalla frenesia alimentare. La frenesia delle volpi che distruggono il pollaio, può essere vista come il punto di passaggio fra la spinta positiva volta solo alla sopravvivenza e la negativa frenesia.

Nell’essere umano il discorso si fa molto più serio e tragico, perché la passione, l’ipermotivazione, cioè la frenesia (ipertropismo) si generalizza a tutto il suo stile di vita, quindi al rapporto con gli altri, alle idee, all’alimentazione, al possesso, al sesso. Il rapporto tra carenza, sia essa subita o percepita come tale, e spinta si trasforma nel tempo nell’ipertropismo della passione, dell’ipermotivazione, della frenesia che normalmente chiamiamo vizio, la spinta irrefrenabile che si dirige sia contro gli altri sia verso le cose. Nel caso molto attuale in cui, invece, la facile o eccessiva saturazione siano la quotidianità, può accadere il contrario fatto che conduce tristemente al ritiro e all’abbandono nell’apatia (atropismo), nel disinteresse, nella rinuncia e nell’indifferenza.

Il vizio modifica pesantemente sia la relazione sia il fare. Nei riguardi degli altri si manifesta come frenesia oppositiva e nel riguardo del fare come desiderio incontrollabile.

Le frenesie o vizi relazionali sono:

– l’invidia o frenesia ostile,

– la superbia o frenesia dell’Io, del controllo e del dominio,

– l’ira o la frenesia distruttiva della collera e del furore.

Le frenesie o vizi del fare o del desiderio sono:

– l’avarizia o frenesia del possesso e dell’accumulo,

– la lussuria o frenesia del sesso,

– la gola o frenesia del cibo.

Il vizio da atropismo o apatia è:

– l’accidia o noia, indifferenza e pigrizia (ipotropismo).

Carluccio Bonesso

09/05/2016

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