Ira, la peggior nemica di noi stessi

L’ira è la frenesia aggressiva. Il vizio discende dalla rabbia incontrollata e può tradursi in vera e propria distruttività. Nasce da un sentimento di irritazione violenta che scatena l’impulso di aggredire e punire immediatamente chi si ritiene responsabile di averla suscitata. Il suo sinonimo meno elevato è la collera, che descrive ugualmente una reazione emotiva provocata da un’offesa, alla quale si vuole reagire con forza. Qualora l’accesso di rabbia fosse talmente intenso da offuscare momentaneamente la ragione ed il controllo, si ha il furore.

L’ira modifica la percezione dell’Altro, attribuendogli un ruolo ostile e identificandolo come nemico. L’ira è sempre legata ad una ferita vera o presunta. Si tratta di pena interiore, perché si ritiene di aver subito un torto, al quale si risponde con aggressività. L’ira possiede anche la caratteristica di “accecare la vista” o comunque di deformare la visione degli accadimenti.

L’atteggiamento culturale dominante verso l’ira è spesso ambiguo. Da molti è considerata inevitabile: un risultato della genetica! Qualcosa a cui non si può sfuggire.

Talvolta l’ira è anche positiva, perché aiuta a scacciare e gestire la paura ed il dolore e opporsi all’ingiustizia: l’indignazione!

L’ira ha moltissimi estimatori e cultori: fa business e audience! La società rende addirittura omaggio all’ira: eroi irosi e violenti! I violenti in TV fanno ascolto e godono di seguito. Molti difendono e apprezzano anche il fatto del farsi violentemente giustizia da sé, avendo ampio seguito politico.

L’ira è sicuramente la madre del più grande e fiorente business della storia: le armi!

Ideologie: l’ira è stata nella storia una delle fonti emotive delle peggiori ideologie: l’ideologia del dominio, per cui il potente è giustificato a dominare violentemente sugli altri; l’ideologia della forza che giustifica la guerra, eleva ad eroismo la violenza delle battaglie e consente la tortura, e le ideologie razziste che giustificano la violenza sui diversi.

Spesso genitori ed adulti nutrono i figli con la rabbia. Presto insegnano loro a non farsi mettere i piedi in testa, a farsi giustizia da sé, essere migliori in tutto e a difendere i propri “diritti” attraverso comportamenti reattivi e violenti, o con stili di vita legati allo status e al possesso, che costituiscono spesso il nocciolo duro dell’ira e dell’invidia.

Inoltre, vengono nutriti quotidianamente con videogiochi, racconti e film che trasudano ira e aggressività, o si forniscono loro esempi rabbiosi col nostro stesso comportamento. Talvolta ne fanno le spese gli stessi insegnanti o i responsabili di turno. I neuroni specchio dei figli sono sempre attivi e pronti a catturare ogni azione ed immagine! Le violenze domestiche e le sopraffazioni tracciano memorie e convinzioni profonde. Infatti, l’esercizio dell’ira ha uno dei suoi bersagli più inquietanti nelle donne. Si tratta di maschi che non hanno controllo sulla propria rabbia, non sopportano il No, in preda ad un analfabetismo emotivo preoccupante e tragico. I delitti relazionali hanno infatti, da tempo superato i delitti delinquenziali. Ciò significa il fallimento dell’educazione, quella che insegna ed esercita l’individuo al controllo dei propri impulsi disadattivi e al rispetto dell’Altro.

Ira e complici: l’ira è figlia della delusione e dell’impazienza, è complice dell’invidia, abita in casa dell’ansia ed è generatrice di tristezza.

Ira e patologia: ansie, rabbie, tristezze, invidie e rancori agiscono negativamente sul corpo: sul sistema immunitario, organo bersaglio del cortisolo, sul sistema nervoso centrale, sul sistema cardiovascolare e sulla respirazione, sulla digestione e sul sonno, sulla vita affettiva e su quella sessuale. Odiare non è mentalmente igienico, né salutare: accorcia la vita! L’ira protratta produce la conseguenza della diminuzione della serotonina e dei suoi effetti benefici sull’umore e sul controllo della reattività con conseguente aumento della noradrenalina. Indipendentemente che si ripaghi il nemico, esser arrabbiati sicuramente fa male a chi odia. La vendetta non risolve il torto! Odiare è facile, perché si è in balia dell’istinto aggressivo, mentre l’amare comporta controllo e perdono. Diceva Shakespeare: «Avere rabbia è come bere del veleno e… aspettare che l’altro muoia». L’odio avvelena di cortisolo e ammazza lentamente di rancore ed odio!

Ira, piacere, gioia: per la legge della binarietà, quando il cervello è preda dell’ira, non trova spazio il piacere, la pace e la gioia. L’ira non provoca morte e rovina solo agli altri, ma anche a se stessi. Toglie il sonno ed ogni gioia di vivere. Col tempo può diventare la nostra peggiore nemica.

Possibile terapia: quando al posto dell’ira diamo spazio al perdono, il nostro corpo produce il DHEA, un ormone protettivo che ha gli stessi precursori chimici del cortisolo, l’ormone dello stress. Il DHEA è associato a molte funzioni protettive e stimolanti per la salute. Quando il precursore nello stress viene utilizzato per produrre cortisolo, non può servire per il DHEA (L. Childre, H. Martin 2000).

Il perdono produce una condizione di liberazione, di leggerezza, di gioia e felicità intense. Durante il processo di perdono si manifestano nel fisico gradevoli sensazioni di piacere, che causano il rilascio di benefiche endorfine nel sangue. Mentre, invece, con l’ira diminuisce l’ossido di azoto nel sangue, che funge da vasodilatatore. Quando ci si consegna all’ira si rompe l’alleanza con la capacità d’amare in senso trascendente, con affettività gratuita e donativa che V. Frankl e M. Buber considerano la più potente molla per l’autorealizzazione. La serena donazione regala pace e appagamento. Con l’ira ci si nega la felicità.

Carluccio Bonesso

09/06/2016

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