Guarire la superbia: l’umiltà

All’opposto della superbia, la distropia egoica, si situa l’umiltà, la protropia[1] per l’altro, comprendente l’umiltà, la remissività, la modestia, la semplicità, la mansuetudine, la disponibilità, il servizio, il rispetto e l’esser dimesso e scarno. La via della guarigione della superbia passa per la presa di coscienza delle carenze che stanno a monte e attraverso l’accettazione dei propri limiti con umiltà, che è la strategia appropriata, adattiva e funzionale.

Il significato etimologico del termine umiltà è da ricondursi al latino humus, cioè terra. L’umile è colui che proviene dalla terra e sta in basso, diversamente da colui che si posiziona sopra, super, il superbo. La radice è condivisa anche con il termine uomo, che è colui che sta in basso rispetto a Dio che sta in alto. La protropia per l’altro è la base di partenza per entrare in rapporto con gli altri, perché consente di riconoscere i propri limiti e le proprie capacità. Il limite è più un confine che una carenza. La protropia umile non è sminuente, ma ricerca del vero sé, privo di orpelli e pretese, ed è protesa all’autentico essere. L’umiltà senza verità e il riconoscimento autentico di sé, diventa l’auto denigrarsi che attira l’attenzione su di sé, il quale altro non è che una forma subdola dell’egocentrismo.

L’umiltà è caratterizzata dal sorriso, non priva di quell’autoironia che aiuta a tener presenti i propri limiti. Non cerca il potere, anzi lo evita e quando gli viene richiesto di esercitarlo o occuparlo, lo fa come servizio. Nella società del successo, della moda e dell’individualismo una tale protropia non gode di ampi spazi e di pratica diffusa, anzi viene spesso considerata un segno di debolezza.

La dimensione filiaca, protropica risiede tutta nel mettersi al servizio degli altri, ponendo a disposizione le proprie capacità e competenze senza alcuna distinzione sociale o disparità, perché sa che la collaborazione e il dono di sé sono alla base dello star bene al mondo.

La guarigione dei vissuti carenziali responsabili della distropia egoica prevede oltre all’esercizio dell’umiltà, il perdono terapeutico per le trascuratezze, le umiliazioni e i mancati riconoscimenti.

L’economia emotiva dell’umiltà è finalizzata alla pace e alla serenità delle relazioni, perciò è aliena da ogni sopruso e da ogni sopraffazione. L’umile ritiene che fra gli esseri umani debba essere rispettata sempre la parità e l’uguaglianza, in ossequio alla dignità umana; attribuisce ad ogni essere umano un valore di intangibilità mai disponibile.

L’umiltà è la condizione irrinunciabile e necessaria per costruire la pace e promuovere la giustizia.

[1] Protropia= tropismo, spinta, tendenza positivi.