Le varie facce del potere 3- Il biopotere, come controllare le vite degli altri

Il biopotere si esplica nel potere di vita e di morte esercitato con la forza o in svariati altri modi dai dominatori sui sottoposti. Il potente reprime l’Altro erogandogli paura, dolore e anche morte. Ma la paura nel tempo libera frustrazione, la quale scatena la rabbia nei riguardi del potere. A sua volta allora il potente cerca di deviare e orientare la rabbia verso un terzo: il diverso, l’emarginato, il capro espiatorio…Il biopotere è tuttora presente nel mondo e agisce negli spazi della vita: stati, territorio, famiglia, scuola, prigioni, caserme, ospizi, ecc. L’oppressione nel mondo è quotidianamente largamente praticata: sfruttamento, negazione dei diritti umani, domini politici, economici e sociali sono tuttora presenti in molte parti del mondo, anche in Italia, vedi i fenomeni di caporalato, la tratta delle prostitute ed il lavoro nero ecc…
La sequenza del biopotere è molto antica, semplice e ben collaudata. In assenza di empatia e d’una sana relazione con il Noi, scatta nell’affamato di potere il bisogno di tenere l’Altro sotto controllo e sottometterlo. Allora fa ricorso all’uso della forza, alla paura e al dolore, e cerca di deviare la rabbia verso i compagni di oppressione o verso terzi.
Il biopotere si è evoluto nel tempo pure in potere di vita, in produzione di beni, cibo e quant’altro. Si tratta della biopolitica che disciplina, regola, obbliga, impone divieti, esercita il potere fiscale. Si passa dal dominio sulla vita del singolo, alla regolazione della popolazione, come massa produttiva da disciplinare, governare e dominare economicamente. E quello che era il dominio del potere assoluto si trasforma in potere economico-politico. Il biopotere disciplinare esercita la forza sui corpi, sull’economia ed è ben riconoscibile. Fa ricorso all’imposizione e alla proibizione. Per sua natura costringe, obbliga, regola, contiene… piega i corpi all’utilità e alla docilità, sotto la dittatura del negativo, cioè la dittatura del ‘DEVI’ e del ‘È VIETATO’. Dentro il biopotere si radunano tutte le schiavitù vecchie e nuove, quelle che da sempre uccidono ogni giorno le libertà più basilari e fisiche.
Il biopotere da sempre sa mascherare il volto truce dentro i culti di gloria e le celebrazioni di grandezze, presunte. Si avvale perciò di riti e simboli che formano le sue liturgie con bandiere, monumenti, adunate, marce, musiche, epopee, racconti, esaltazioni, categorizzazioni positive, onorificenze, titoli nobiliari, celebrazioni della forza e della potenza, che tanta pseudo storia decanta e magnifica. Inoltre rasenta il ridicolo il ricorso costante ai processi di elevazione e alle discendenze illustri: divinità, grandi antenati, grandi eroi e grandi gesta, sacralità, spesso anche ruolo sacerdotale, ostentazione e visibilità inarrivabile, uno stare sempre più in alto con titoli magnifici e celebrazioni di grandezza. Sono noti i “sua maestà”, “sua grazia”, “sua eccellenza” “il caro leader” di personalità che di maestoso, di grazioso, di eccellente o di carino non hanno alcunché.
Il biopotere si trasmette anche attraverso concetti totem, termini che trasportano un programma ed una visione del mondo, parole d’ordine e di appartenenza gerarchica: ordine, potenza, forza, obbedienza, vittoria, onore, fama, eroismo, mistica del sacrificio… Mentre l’altra faccia del biopotere sono la schiavitù, la persecuzione, la sottomissione, i vinti, i morti, gli orfani, le vedove, lo sfruttamento, e tanti altri fatti orribili.
Poiché la politica rientra nelle relazioni di cura, la cura della cosa pubblica, quando invece avvelenasse le relazioni e la comunicazione, allora umilierebbe la convivenza sociale, riducendo le relazioni a meri rapporti di forza. Tutto questo fa parte del potere tossico. Il biopotere infatti, nega ogni dialogo ed usa la comunicazione esclusivamente in modalità verticale e gerarchica. Il governante tossico, il signore del biopotere, disprezza gli avversari politici, non riconosce mai il valore degli altri, è ostile; è ipercompetitivo, sempre al centro della scena, erogatore di paure da cui lui si salva; è suscitatore di rabbie, divide per comandare, usa tonalità e terminologie comunicative forti, ed ha un’impronta espressiva personale eccessiva o addirittura stentorea. Il governante tossico seleziona i collaboratori più servili per gli incarichi, per i lavori e per l’occupazione delle istituzioni, delle quali si serve. Spesso corrompe, o si fa corrompere, ma sempre in funzione del dominio e del controllo. Ricorre a pratiche segrete, vedi i poteri segreti, ma anche alla superstizione. È sempre sospettoso. Il successo dei dominatori si fonda sull’attivazione dei potenti meccanismi di difesa. Sanno come tenere accesa l’amigdala altrui, tenere svegli i bisogni primari della sopravvivenza dei sottomessi per continuare a soddisfare i loro bisogni di affermazione; sono abilissimi nell’attivare il cervello reattivo delle loro vittime e a tacitare il loro cervello della critica e della riflessione utilizzando le comunicazioni spot, brevi ed intense.
L’uomo ha avuto la meglio sulle altre specie concorrenti, ma il suo nemico peggiore continua a covarselo in seno: psicopatici, affetti da frenesia di potere, continuano a nascere e a tormentare il genere umano, magari chiamandosi presidenti, mentre dovrebbero essere semplicemente e gentilmente accompagnati in qualche buona struttura di cura ed amorevolmente custoditi per il resto dei loro giorni.