Le varie facce del potere 5- Il servizio come esercizio del potere

La logica di ogni dominio è: «Vinco io, perdi tu. Vinci tu, perdo io».
L’altra possibilità è il servizio, il quale nasce dal «Vinco io e vinci tu. Perdi tu e perdo anch’io». Si vince e si perde insieme. È la logica della solidarietà, della corresponsabilità e della collaborazione. L’Io, dipendendo dal Noi, sceglie di erogare al posto della paura la fiducia e, facendo ricorso all’empatia, al posto della rabbia la filia, la simpatia e l’amicizia. L’Altro non è pericolo o minaccia, ma opportunità e ricchezza.
Il governare secondo servizio determina un esercizio del potere che non è più dominio sui sottomessi, ma un agire in favore dell’Altro. Il biopotere si forma nelle stanze segrete dei dominatori e dei poteri oscuri. Il psicopotere agisce nelle oscurità dell’inconscio attraverso la manipolazione psichica ed è favorito dalla inconsapevolezza e dall’analfabetismo emotivo.
Il servizio invece, si svolge nella trasparenza dei ruoli e alla luce della correttezza dei rapporti in funzione solidale e corresponsabile. Il governante illuminato predilige il concetto di servizio versus potere. Riconosce il valore degli altri, non è ostile, promuove la collaborazione, le relazioni filiache, eroga fiducia e motivazione, suscitata coraggio ed entusiasmo, lavora in gruppo e premia l’impegno. Il suo stile è improntato alla correttezza e alla fedeltà. Odia la corruzione e le pratiche segrete. Politicamente tende alla continuità e alla progettualità a lungo termine. Possiede una visione del futuro e perciò non si piega all’umoralità delle piazze o dei sondaggi. Tende alla fedeltà privata e protegge la famiglia dal potere. Mira a fluidificare la comunicazione e usa tonalità e terminologie rispettose. L’impronta espressiva personale è normalmente serena, sorridente, ma anche decisa. È fautore della responsabilità. Prima ascolta, poi chiarisce, sempre in funzione della fluidificazione della relazione e della corresponsabilità. Non accentra, ma condivide il potere.
Al contrario lo stile tossico dei dominatori si avvale delle procedure divisive dell’esser-contro, mentre lo stile illuminato è unitivo, promuove l’esser-con-per della corresponsabilità. Mentre il primo fomenta costantemente l’attenzione paurogena, l’altro promuove la fiducia e la collaborazione: uno focalizza, anzi concentra su pochi fatti, l’altro cerca soluzioni possibilmente condivise ai problemi.
Il masturbare l’amigdala, attivando sempre nuove paure è un buon sistema per tenere sotto controllo tutti, mentre ci vuole sapienza politica per tenere accesa la passione civile. Anche il condizionare la percezione attraverso l’attivazione del sospetto è più facile che aprire alla comprensione e alle pratiche del dialogo. I dominatori fondamentalmente aspirano a sentirsi e a diventare necessari, essere gli uomini della provvidenza e del destino, mentre chi serve desidera semplicemente rendersi utile come chiunque ha coscienza di aver bisogno dall’Altro, poiché tutto quello che ha ed usa sa provenire dal contributo di tutti.
Il dominatore è latentemente e intimamente mosso da rabbia, mentre chi serve è mosso da gratitudine. L’antropologia di riferimento del biopotere e dello psicopotere rimanda al “homo homini lupus”, l’uomo sempre in difesa o all’attacco, l’uomo egosintonico dedito al successo e alla contrapposizione.
L’uomo che predilige il servizio al prevalere, sa d’essere immerso in una costante interazione con gli Altri, dove Lui è semplicemente solo uno dei poli, che necessita perciò sempre dell’Altro.
Da questo punto di vista la gratitudine non appartiene tanto all’ambito della giustizia, come spontaneamente verrebbe da pensare di primo acchito, ma piuttosto alla verità, perché senza l’Altro-da-sé nessun essere umano, ma neanche ogni altro essere vivente, può vivere, svilupparsi e realizzarsi. La cultura individualista è ontologicamente falsa ed insostenibile. Che piaccia o meno l’affermazione di ogni autosufficienza è filosoficamente insostenibile e patetica. Infatti tutto quello di cui ogni essere vivente necessita è sempre altro-da-sé. Da questo punto di vista ogni dominio è privo di fondamento, è invece il Nulla, che pensandosi compiuto, pretende l’uso dell’Altro-da-sé.
La verità è che tutti necessitiamo di tutti, e in quel tutti sono comprese anche le particelle subatomiche, le quali fuori dall’interazione si annichilirebbero. Purtroppo i dominatori sono degli annichilatori al servizio dell’istinto di morte, infatti tolgono: tolgono vita, tolgono libertà, tolgono ricchezza, tolgono, tolgono … strappano!
Unica salvezza, che l’umanità ha per non ripetere gli orrori dei dominatori, è cominciare a considerare il potere nelle sue varianti di dominio, comprendente sia il biopotere che lo psicopotere, una patologia, una perversione dell’interazione umana. L’alternativa al potere come servizio, la storia ce lo insegna, è l’orrore e il terrore. Ogni far politica, che non sia servizio, è vizio: vizio che corrompe, vizio che danza con la morte.
Il futuro dell’umanità, se futuro si vorrà, dovrà passare necessariamente per la faticosa liberazione e cura dai veleni delle relazioni distruttive, di cui il dominio, con tutte le sue varianti, riveste la deriva peggiore.