- Timologia: la scienza delle emozioni
- da nell'attesa... n. 37 del 5 ottobre 2013 - Nasce a Palermo la Società Italiana di Timologia (Diego Fabra)
- Cos'è la SITI?
- Il volto oscuro del potere
- La competenza emotiva. Corso di aggiornamento al Liceo Classico Internazionale Statale Giovanni Meli e all’Istituto Professionale di Stato per il Commercio Luigi Einaudi di Palermo
1. L’emozione: cos’è e a che serve?
“Non siamo macchine pensanti che si emozionano,
ma macchine emotive che pensano” (V. Russo)
Ho fatto un giro in internet per verificare come viene definita l’emozione. Non soddisfatto delle risposte ricevute, ho posto la domanda all’IA, avendone la seguente risposta:
“L’emozione è un complesso modello fenomenico che coinvolge esperienze soggettive, sia di natura fisica (come comportamenti e attivazione fisiologica) che psicologica (come processi cognitivi). Si manifesta come reazione a stimoli interni o esterni, naturali o appresi, e ci aiuta a fronteggiare gli eventi con cui entriamo in relazione. In altre parole, l’emozione è come un viaggio interiore che ci scuote e ci muove, spingendoci a reagire e adattarci alle situazioni.”
La risposta è interessante. Sennonché lo è solo preminentemente da un punto di vista descrittivo, ma dice poco sulla sua funzione e ancor meno della sua struttura, al “che serve” e al “come è fatta”.
A queste domande ha dato una propria risposta la timologia, definita dall’IA con le parole fedelmente ricavate dal nostro sito carlucciobonesso.info:
“La timologia è la scienza che studia le emozioni e l’intero mondo del sentire. Il termine deriva dal verbo greco ‘timao’ e dal relativo sostantivo ‘timé. In altre parole, la timologia esplora il complesso universo delle nostre reazioni emotive, aiutandoci a comprendere e affrontare le esperienze interiori che ci scuotono e ci muovono.”
Per dare una definizione funzionale all’emozione occorre riferirsi all’interazione che la origina. Prendiamo ad esempio la solita paura. Succede che nell’ambiente ci sia un pericolo, il quale va ad accendere il bisogno di sopravvivenza dell’essere vivente, che non può far altro che informare l’organismo ché si attivi. E come lo fa? Semplicemente con l’emozione, che in questo caso è la paura. Del resto che vuol dire emozione? L’e-moveo latino, da cui viene la parola,è il mosso-da-fuori: in questo caso il pericolo. La paura sarebbe quindi la portavoce del bisogno di sopravvivenza, il quale attraverso d’essa si fa sentire.
Questo esempio ci dimostra, quindi, che l’emozione nasce dall’interazione fra i bisogni dell’organismo e l’ambiente. La direzione partirebbe quindi da-fuori (dall’ambiente) per andare a sollecitare il dentro (i bisogni). La fonte comunque delle emozioni non è definita solo dall’ambiente, perché gli input generanti le emozioni possono venire anche da altrove, come la memoria con i suoi ricordi, i quali con le loro informazioni generano più di un’emozione. C’è poi anche il corpo con i suoi piaceri, dispiaceri e dolori a dar origine a non pochi sentimenti. Quindi il da-fuori comprende sia l’ambiente, sia la memoria e da ultimo, ma non ultimo, il corpo, fonte continua di input e dei più diversi stimoli.
A questo punto viene facile dare una definizione dell’emozione.
“L’emozione è il meccanismo di adattamento, che nasce dall’interazione fra gli input, gli stimoli esterni, (provenienti dall’ambiente, dalla memoria e dal corpo) e i bisogni dell’organismo.”
La prima conseguenza di tale definizione dell’emozione come fenomeno soggettivo, fisico e psicologico, è che non arrivi con tale enunciazione a lambire la vastità del concetto di emozione, la quale deve comprendere la necessarietà dei bisogni, come per esempio la sopravvivenza nella paura, e a maggior ragione, l’adattamento dell’organismo vivente, il quale viene costantemente informato dalle emozioni circa i suoi bisogni.
Le emozioni sono le portavoce dei bisogni.
Allora la fiducia lo è del bisogno di realizzazione e autorealizzazione, la curiosità del bisogno di conoscenza, l’attrazione sessuale del bisogno di riproduzione, e, andando avanti così, potremmo analogamente dire lo stesso per tutte le quattrocento parole indicanti un’emozione. La competenza emotiva è la capacità di aver la consapevolezza delle proprie emozioni e di conseguenza di saper e poter dar risposta al bisogno corrispondente.
NB. Questo è il primo di varie e brevi esposizioni (600 parole circa), per presentare la timologia in modo sintetico ed immediato. Il prossimo sarà “L’emozione com’è fatta?”
Carluccio Bonesso