- Timologia: la scienza delle emozioni
- da nell'attesa... n. 37 del 5 ottobre 2013 - Nasce a Palermo la Società Italiana di Timologia (Diego Fabra)
- Cos'è la SITI?
- Il volto oscuro del potere
- La competenza emotiva. Corso di aggiornamento al Liceo Classico Internazionale Statale Giovanni Meli e all’Istituto Professionale di Stato per il Commercio Luigi Einaudi di Palermo
La struttura dell’emozione
La struttura dell’emozione, ovverosia come è fatta un’emozione.
Cosa hanno in comune una capanna, una villa, un albergo e un castello? Sono abitazioni con entrata, pavimenti, finestre, pareti e tetto: diversi come costruzione, ma uguali come struttura.
Le emozioni, come ogni altra funzione interattiva, possiedono una struttura che ricalca frattalmente le caratteristiche generali dell’interazione. La timologia descrive l’emozione come un meccanismo di adattamento, la cui funzione è di mettere in relazione interattiva i bisogni dell’organismo vivente con l’ambiente e di informare l’organismo.
Per svolgere la sua funzione ogni emozione è dotata di una struttura tropico/edonica, chirale, specifica, munita di espressività.
- La dimensione del tropismo (da trépein volgere), è la spinta attrattiva o repulsiva, di avvicinamento o allontanamento. Es. la fiducia avvicina, è protropica; la paura allontana, è antitropica.
- La dimensione dell’edonia (edoné = piacere), è il piacere o il dispiacere, dolore collegati ad ogni timia. Es. la fiducia è piacevole: cioè proedonica; la paura è sgradevole: cioè antiedonica.
- La caratteristica della binarietà afferma che ad ogni emozione ne corrisponde una chiralmente (dal greco kheír kheirós = mano, in quanto la mano destra e la sinistra si oppongono, ma non sono sovrapponibili, cioè perfettamente rispecchiabili) contraria conspecifica.
- La caratteristica della specificità e la proprietà dell’espressività emotiva hanno la funzione di rispondere ad un input specifico al bisogno corrispondente e a comunicarlo. Es. la paura è specifica del pericolo, la tristezza della perdita, la gioia della conquista, del successo, della vittoria. L’espressività ha importanza a livello comunicativo e adattivo, giacchè, per esempio, un volto impaurito comunica con immediatezza la presenza di un pericolo.
Attorno a questa struttura primitiva, per vie frattali, si è sviluppata ogni nuova emozione con la specializzazione di nuove interazioni fra bisogni nuovi emergenti e stimoli diversi. Contemporaneamente le emozioni hanno sviluppato progressivamente anche un feedback specifico attraverso l’espressività, la quale comunica lo stato interno ed informa gli altri. Gli studi antropologici documentano come le espressioni collegate alle emozioni sistemiche siano uguali in ogni cultura.
L’attenta analisi della struttura emotiva esprime inoltre una sorprendente simmetria, talché si può parlare di chiralità timica analogamente al lessico della chimica. Infatti la binarietà associata alla specificità determina, insieme ai protropismi e le proedonie delle emozioni positive, puramente in senso tropico-edonico, opposte agli antitropismi e alle antiedonie delle emozioni negative, sempre nel senso detto, una singolare e stupenda chiralità in coerenza con la frattalità della struttura interattiva universale.
Ogni umore, ogni emozione, ogni sentimento, ogni passione e ogni atteggiamento ha il suo simmetrico, anzi chiralico, conspecifico contrario. La paura è chirale con la fiducia, la tristezza con la gioia, l’amore con l’odio. La timia gode di una chiralità specifica e funzionale all’adattamento, in assenza delle quale si finisce nelle spire disadattive dei sequestri disfunzionali per il prevalere costante d’una emozione chirale rispetto all’altra. Il prevalere dell’odio rispetto all’amore porta alla distruttività, mentre il prevalere della tristezza sulla gioia finisce nella depressione.
Il potere adattivo delle emozioni è possibile solo in forza della struttura di cui è dotata ogni emozione e quindi ogni timia.
L’emozione non è una reazione, ma la risposta dei bisogni umani agli input, stimoli provenienti dall’ambiente, ma anche dal corpo e dalla memoria. L’emozione è la portavoce del bisogno, infatti quando nell’ambiente compare un pericolo, allora il bisogno di sopravvivenza allerta l’organismo attraverso la paura. Quando ci capita una sconfitta il nostro bisogno di autostima o di successo informa l’organismo attraverso la tristezza.
Definire l’emozione una reazione è quantomeno insufficiente, perché bisogna allora dar conto del reattore. Se c’è una reazione vuol dire che c’è un reattore. Un aereo a reazione vola perché i reattori producono la reazione, che nel caso dell’emozione sono i bisogni umani.
Non esiste emozione che non abbia un’origine, una paternità. Sono i bisogni dell’organismo, i quali sollecitati dagli input e dagli stimoli ambientali, fisici e mnestici, rispondendo, o meglio interagendo, con questi danno fiato, il via alle emozioni. Esiste quindi una lingua parlata dai bisogni: le emozioni, che qualora fosse sconosciuta determinerebbe l’analfabetismo emotivo, con l’incapacità di riconoscere i propri sentimenti ed emozioni, e conseguentemente anche quelle degli altri.
In conclusione, l’emozione è un meccanismo di adattamento, originato dall’interazione fra i bisogni dell’organismo vivente e l’ambiente (corpo e memoria compresa); e per questo è dotata di una struttura tropico-edonica, chirale, conspecifica con la propria contraria, e di una propria espressione.