Intelligenza emotiva

Efficienza emotiva.

Il moto principale della SITI, la società italiana di timologia, recita così: “La mente vede, quello che il cuore accende”. In timologia la timia, ossia la funzione che include ogni emozione, sentimento e stato emotivo, è necessaria all’organismo vivente, né più e né meno come lo è qualunque altra funzione. La timia è la funzione corporea che presiede all’interazione del vivente con l’ambiente; infatti emozione (dal latino exmovère, da fuori muovere) è la funzione attivata dagli input o stimoli esterni.

La timologia è la scienza che studia le emozioni come funzioni corporee necessarie nell’interazione vitale con l’ambiente in cui il vivente si sviluppa.”

Ovviamente la mancanza di una qualche emozione sistemica corrisponde ad una menomazione. Il vivente che fosse, per esempio, sprovvisto della paura, sarebbe privo della funzione corporea che lo informa della presenza del pericolo.

Le emozioni sono funzioni corporee e non delle facoltà.

È infatti il corpo ad essere impaurito o gioioso, è il corpo ad essere emozionato, mosso da fuori, in funzione del suo interagire adattivo con l’ambiente, perciò il termine specifico da usare è efficienza emotiva. Il vivente che interagisce efficientemente con l’ambiente è dotato di un sistema emotivo che lo informa efficacemente dei pericoli e delle opportunità, che gli fa distinguere efficientemente ciò che gli è favorevole da ciò che gli è ostile, il tutto orientato alla migliore evoluzione possibile in ogni singola situazione.

Come il corpo espira e inspira, digerisce introducendo cibo ed espellendo i prodotti di scarto, dorme e veglia, si contrae e si distende, così si emoziona producendo il doppio movimento di allontanamento ed avvicinamento, e provando gli opposti piacere o dispiacere a feedback dell’azione compiuta.

Intelligenza emotiva.

Negli esseri umani si parla inoltre di intelligenza emotiva, che è fenomeno diverso dall’efficienza emotiva. Qui entra in campo il pensiero, una funzione diversa dall’emozione, la quale consente di parlare delle emozioni per il semplice fatto che sono pensabili e riferibili in parole: infatti per aver intelligenza del fenomeno è necessaria l’azione del pensiero.

In timologia si fa riferimento alla pensabilità timica, cioè la consapevolezza dell’emozione che si sta provando, la coscienza del bisogno attivato, e la capacità di dare un nome all’emozione e alla motivazione sottostante, che è la contezza timica, cioè la capacità di comunicare il proprio vissuto emotivo con termini adeguati e comprensibili.

Le emozioni possono agire indipendentemente dalla pensabilità. La paura mette in moto la fuga indipendentemente dalla consapevolezza della medesima. Forse, in realtà, la paura viene riconosciuta anche parzialmente mentre accade: una questione di penetranza. Perciò la capacità di un individuo di riconoscere, di distinguere, di etichettare le emozioni proprie e le altri, è altra cosa dall’efficienza emotiva. L’aspetto comunicativo è riferibile alle caratteristiche della specificità e dell’espressione di ogni emozione. Infatti la specificità è la dimensione strutturale emotiva che riconosce il proprio input o stimolo specifico per poter dargli una risposta, mentre l’espressione di ogni emozione ricopre la funzione comunicativa dell’emozione.

Ritengo quindi che una cosa sia l’efficienza emotiva ed altra cosa l’intelligenza emotiva: l’inefficienza emotiva è patologica, trattasi di “una deviazione o una perdita significativa”, vedi la psicopatia; mentre la carente intelligenza emotiva è identificabile nell’analfabetismo emozionale, cioè nell’incapacità di riconoscere le proprie emozioni e conseguentemente non saperle comunicare e non riconoscere quelle degli altri.

Intelligenza relazionale.

L’empatia, la capacità di mettersi nei panni degli altri, la quale ha a che fare sia con l’efficienza emotiva per la presenza di strutture cerebrali addette, i mirror, e sia con l’intelligenza emotiva che interviene nel dare un nome al sentire condiviso, aggiunge una qualità o competenza ulteriore. Quando si parla di capacità di gestione delle emozioni e di intelligenza o capacità relazionale il discorso è ben più complesso. Nell’efficienza emotiva intervengono sia variabili temperamentali, sia l’educazione ricevuta e sia la contezza timica, mentre per quanto riguarda l’intelligenza o capacità relazionale l’intervento dell’empatia complessifica ulteriormente la descrizione del fenomeno. Penso quindi che dal punto di vista epistemologico si debba far sempre distinzione fra efficienza emotiva, intelligenza emotiva e intelligenza o capacità relazionale.

L’efficienza emotiva è richiesta per la sopravvivenza di ogni vivente e riguarda l’attivazione dell’emozione adatta per ogni fatto o input specifico: si tratta di sintonia adattiva.

L’intelligenza emotiva è la capacità della pensabilità timica di avere consapevolezza di ogni emozione, di avere coscienza del bisogno attivato, e quindi della motivazione, e di avere contezza dell’emozione e della motivazione sapendo dare un nome ad ogni sentire e quindi poterlo comunicare: si tratta di sintonia cognitiva.

L’intelligenza, o capacità relazionale, comprende sia l’efficienza e sia l’intelligenza emotive, messe a disposizione dell’empatia, cioè della capacità di leggere l’emozione altrui e di far proprio il bisogno dell’Altro. Si tratta del senso intersoggettivo che si attiva nella relazione con il simile, cioè della capacità che sta alla base delle appartenenze e dei legami famigliari, sociali e politici: quella capacità che governa e modula ogni relazione con l’Altro-come-sé e determina la comunione.