Il potere e le sue strategie

Il potere è fenomeno che insiste nel cuore dell’interazione.

Dal punto di vista della prospettiva funzionale e quantistica l’interazione è l’unico concetto in grado di dare una spiegazione sufficientemente accettabile della realtà. Infatti tutto ciò che ci circonda può essere descritto col linguaggio dell’interazione. L’interazione fra le particelle di materia subatomiche compongono protoni, neutroni… Protoni, neutroni e elettrone interagiscono nell’atomo. Le interazioni degli atomi generano le molecole, che a loro volta formano le cellule. Dalle cellule ai viventi e all’ambiente è tutto un processo di complessità sempre più stupefacente fino ad arrivare alle interazioni immense dei corpi celesti nell’universo.

Ogni essere vivente è interazione ed interagisce. L’interazione della materia segue piuttosto un andamento meccanicistico come prodotto di una pura causalità meccanica, apparentemente non preordinato a una superiore finalità.

Lo scenario cambia completamente quando si va ad analizzare l’interazione fra gli esseri viventi, dove si apre l’orizzonte delle possibilità che il vivente ha di sviluppare le proprie potenzialità secondo un poter scegliere confacente al proprio sviluppo e sopravvivenza.

Possibilità, potenzialità e potere hanno in comune la radice ‘pa-’, la medesima che forma i termini ‘pane’ o ‘padre’, suggerendo un senso di protezione, ma anche di dominio di chiunque abbia responsabilità sulle persone e le cose.

L’etimologia di potere non lascia dubbi, infatti essa è direttamente riconducibile al verbo ‘poteo’ alla sua forma arcaica dell’infinito ‘posse’, che è proprio il ‘potēre’. E questo termine semplicissimo indica proprio la capacità di poter fare qualcosa dell’Io-posso, che ha assunto nel tempo anche l’accezione di capacità di imporre il proprio volere a qualcun altro nel senso del poter-far-fare. Nella quotidiana interazione con l’Altro-da-sé, l’Io-posso si esercita fra le possibilità che gli si presentano, determinandosi come un Io-scelgo.

Entrando in un ristorante ci viene presentato un menù con una lunga lista di vivande e di vini messa a disposizione dei clienti: sono le possibilità fra le quali l’Io-scelgo espleterà la propria preferenza dicendo implicitamente No a tutte le altre.

L’interazione umana è il continuo determinarsi dell’Io-posso nell’Io-scelgo.

Ciò si avvera nel duplice ambito soggettivo ed intersoggettivo. L’ambito soggettivo è lo scegliere fra le possibili opportunità, ed ciò che determina la responsabilità; infatti siamo tutti sempre responsabili delle nostre scelte. Dalla responsabilità non si può uscire, giacchè la mancanza di scelta è essa stessa la scelta di non scegliere. Ciò equivale a dire che il libero arbitrio non va mai in vacanza: tuttalpiù è la consapevolezza ad essere carente, ma la responsabilità resta. Il potere soggettivo è il poter-essere, cioè l’essere pienamente se stessi, il poter realizzarsi, cioè poter-diventare della realizzazione del proprio potenziale personale. Ed il poter-fare diviene il poter sviluppare i propri progetti. Il potere soggettivo si alimenta alla libertà di scelta nell’ambito delle possibilità e della responsabilità secondo un potenziale individuale, il quale si espleta su ogni livello diverso.

Quando si passa invece dalla dimensione soggettiva a quella intersoggettiva del potere, cioè dell’imporre il proprio volere agli Altri, allora ci si addentra nel poter-far-fare o nel poter-aiutar-fare. Il potere intersoggettivo è il potere che si esercita nell’ambito della relazione con l’Altro. Il potere intersoggettivo si divide in poter-far-fare, che corrisponde all’esercizio del dominio sugli Altri, il quale agisce sulle vite e sulla psiche delle persone. Il poter-aiutare-ad-essere e a-fare si definisce invece servizio, il quale si espleta nell’accudimento, nell’insegnamento, nell’educazione, nella cura, e nella cittadinanza, cioè nel servizio politico, sociale ed anche nella difesa.

L’effetto dominio si attua attraverso l’inondazione e la manipolazione emotiva delle persone, al punto che si lascino sottomettere e si sentano costrette ad aderire al volere del dominatore. Il principale intento di ogni dominatore è trasformare ogni cittadino libero in un suddito sottomesso ed obbediente. Le strategie d’imposizione e d’oppressione del dominatore, bullo, mafioso o dittatore, chiunque esso sia, si basano sull’attivare emozioni e motivazioni potenti, come paura e terrore, sensi di colpa, isolamento, ricorrendo anche al dolore e all’uso della forza.

Il dominio

Esiste uno schema ricorrente che i dominatori abitualmente mettono in atto per arrivare al potere: sono le leggi che generano il dominio.

Legge dell’ostilità. Quando si percepisce l’Altro come nemico e si è decisamente convinti che rap-presenti un ostacolo o un pericolo dal quale difendersi sempre, allora conviene essere sempre ostili. La legge dell’ostilità si avvera ogni qualvolta nella relazione la rabbia sia la costante prevalente sull’affetto e il rispetto, fino a diventarne la regola, tanto da determinare uno stile di vita caratterizzato dalla violenza. La via più immediata per accedere ad un qualche piacere, quando l’Altro rappresenti il pericolo e il nemico è il gusto della reazione o semplicemente del ‘te la faccio pagare!’

Esiste, infatti, anche il piacere di far soffrire. I dominatori hanno avuto di solito un’infanzia negativa, fatta di maltrattamenti e abbandoni. Il dominio rappresenta per loro la rivincita.

Alcuni esempi significativi. Il grande Gengis Khan (1162-1227), fondatore dell’Impero Mongolo, a neanche dieci anni, rimase orfano di padre. In seguito fu cacciato, assieme alla madre, dal gruppo di nomadi che suo papà aveva capeggiato.

Stalin (1878-2953), nato da una relazione extraconiugale, sino in fasce subì dei maltrattamenti da parte di un padre alcolista, detto “Beso il Matto”, e di una madre di facili costumi. Entrambi lo pic-chiavano, il padre perché lo odiava, la madre perché lo amava.

Hitler (1889-1945), figlio di genitori consanguinei, sin da piccolo ebbe ad assistere sia direttamente che indirettamente alla violenza. Il “signor padre”, questo è l’appellativo con cui si faceva chiamare, era un donnaiolo e spesso picchiava moglie e figlio. Una volta, il piccolo Hitler, stanco di vedere soffrire la madre per le violenze fisiche, lanciò un coltello al padre e quest’ultimo lo picchiò talmente tanto da ridurlo quasi in fin di vita. Le innumerevoli violenze ricevute, Adolf, le riproduceva a scuola, infatti, picchiava i suoi compagni di scuola ebrei.

Mussolini (1883-1945) ebbe un’educazione caratterizzata da una miscela tra violenza ed indottrinamento delle idee politiche del padre. Il padre del Duce era alcolizzato e tradiva spesso la moglie con tante donne, abitudine notoriamente praticata dal figlio, e nonostante quest’ultima sapesse delle avventure del marito decise, comunque, di rimanere al suo fianco. Mussolini eccelleva a scuola e nel teatro, però era un bullo, infatti picchiava senza pietà i suoi coetanei, come a volte faceva il padre per temprargli il carattere.

Legge del sospetto. Quando l’Altro è percepito come un pericolo è necessario rimanere guardinghi nel coltivato sospetto, o paura, che possa recar danno in ogni momento. Se dunque l’Altro è nemico, come allora non averne timore e non preoccuparsi? Conviene mantenere l’allerta!

L’atteggiamento del sospetto è una costante dei dominatori notoriamente diffidenti, a volte al limite della paranoia, sempre reattivi per non cadere nella condizione d’essere danneggiati. Vivere di sospetto, anzi averlo scritto nella memoria e nella carne, determina un animo latentemente sempre invaso da timore e diffidenza, quindi costantemente sulla difensiva. Il sospetto interviene ogni qualvolta nella relazione con l’Altro, la paura prevalga sulla fiducia, fino a diventarne la costante, tanto da determinare un atteggiamento ombroso e circospetto.

Perché leggi dell’ostilità e del sospetto? Il termine legge sta a indicare che non si ha a che fare con delle emozioni passeggere, ma con sentimenti e atteggiamenti, cioè coi marcatori somatici[1], le memorie corporee. Le emozioni, infatti, ci dicono quello che ci piace e non ci piace, mentre sono i sentimenti a dirci ‘come vivere’, essendo collegati alle esperienze vissute. Le leggi dell’ostilità e del sospetto sono da collegarsi ad un corpo ‘somaticamente imprintato’ alla rabbia e alla paura.

Legge del controllo. Allora la strategia ricorrente del dominatore è quella di erogare paura, e se occorre anche dolore, per ottenere la sottomissione, che è l’atteggiamento di chi vuole imporre sull’Altro sempre il controllo. Si sa che la funzione della paura è quella di informare del pericolo ed inibire l’attacco. La legge del controllo realizza i suoi fini ogni qualvolta la paura ed il dolore diventano la modalità abituale per inibire l’autonomia dell’Altro, al punto da ottenerne l’assoggettamento nelle varie forme di sottomissione.

Legge del nemico funzionale. I dominatori vedono nemici da tutte le parti e sono anche bravissimi ad inventarseli pur di scaricare la propria aggressività. Ognuno di loro, inoltre, per perpetuare il proprio potere deve esser capace di distrarre da sé tutta la rabbia che genera l’esercizio del suo dominio. Ovviamente chi si ritrova nella condizione di assoggettato, imprigionato e sequestrato nella paura del dominatore, prova e cova una rabbia, che non si placa, giacchè l’essere umano è nato per la libertà. Tale fatto turba sicuramente il sonno del dominatore, notoriamente ombroso, il quale non può certo tacitare il segreto rancore dei sottomessi.

La strategia da sempre maggiormente praticata per deviare da sé la rabbia, è quella di designare un sostituto di odio, il nemico funzionale. La legge del nemico funzionale si concretizza quando un dominatore riesce a dar in pasto ai sottomessi un nemico da odiare, ottenendo così di deviare da sé la loro rabbia verso un altro bersaglio. Del resto il dominatore è un abile inventore di nemici.

Il nemico funzionale è stato impersonato da tante vittime nella storia… Comunque poco importa a quale categoria il dominatore faccia o abbia fatto ricorso per allontanare la rabbia da sé: importante è che la collera dei dominati abbia cambiato bersaglio. Una tale strategia ha, inoltre, offerto ai dominatori la possibilità di accreditarsi come difensori: la soluzione perfetta che li eleva al ruolo di salvatori. La soteriologia[2] dei dominatori ha riempito i libri di storia e trabocca anche nell’informazione dei regimi attuali. I processi di mitizzazione riempiono la storia di figli di dei, di re semidei e dei più moderni protagonisti dai contorni carismatici, impersonanti il destino e la storia. Ne è un esempio il tasso di gradimento di Putin presso i russi: vedi risultato delle elezioni!

Legge della narrazione. Ovviamente per continuare a spadroneggiare, il dominatore deve trasformare le sue malefatte in epopea, occupando l’informazione con le sue ‘gesta’. Perché la strategia distraente ottenga l’effetto voluto, ovviamente bisogna che sia condiviso il racconto, e che il sottomesso non possa accedere ad altra informazione. La legge della narrazione si realizza quando il dominatore riesce ad imporre una lettura e descrizione della realtà funzionale alla giustificazione del suo dominio. Ne consegue che l’informazione diventi informazione di regime e che i giornalisti o li storici si debbano allineare ai dettami del dominatore.  La disobbedienza non è tollerata ed il tasso di persecuzione, di soppressione e di ‘suicidazione’ (finti suicidi!) dei giornalisti è sempre stata elevato. Nell’anno 2021, sono stati uccisi nel mondo 47 giornalisti e operatori dei media.

È risaputo inoltre che i dominatori sono notoriamente degli infelici, che non sopportano il riso, l’ironia, la satira e i loro autori, le menti libere, gli artisti non allineati, ai quali riservano una persecuzione violenta, volta allo scopo di stroncare le loro arti e le loro vite.

La seduzione pubblicitaria

Anche la seduzione, nel senso radicalmente etimologico del significato di ‘condurre e guidare a sé’, rientra nelle strategie del dominio: un dominio apparentemente morbido e suadente, ma non meno espropriante. Il seduttore è un particolare dominatore, che aspira al controllo dell’Altro secondo modalità diverse, ed intenzioni identiche invece nei fini. Lo scopo supremo rimane sempre e comunque stabilire un controllo sull’Altro, pur nel variare delle strategie.

Sul piano delle cinque leggi del dominio il fine della seduzione, della pubblicità rimane invariato: ‘avere il controllo’. L’intento del seduttore non è più la sottomissione e l’obbedienza politica al dominatore, ma trasformare ogni cittadino in consumatore, in ‘oloturia[3] o tubo digerente’. 

Legge dell’ostilità: il registro cambia, si fa allettante, ma l’Altro rimane pur sempre nella visione del seduttore l’Altro-da-sottomettere, l’Altro di cui non fidarsi, il fuori-controllo, il cittadino libero nelle sue scelte e consumi da indirizzare.

Legge del sospetto: ovviamente siccome le intenzioni dell’Altro sfuggono, è opportuno stare allerta, attivi, martellanti, ossessivi, sempre pronti ad approfittare delle opportunità per carpirne la fiducia, perciò la pubblicità è insistente ed assillante.

Legge del controllo: il delitto perfetto del controllo, o seduzione dell’Altro, si consuma nel sequestro timico[4], nel modificare la sua visione del mondo, in cui si confonda la felicità con la soddisfazione ed il piacere. L’Altro viene inondato e immerso nella convinzione che successo, possesso, potere e consumo si accompagnino alla felicità, ignorando che la competizione sfrenata e l’ansia da prestazione, il consumo distropico non vadano d’accordo con serenità e pace interiore, precondizioni della felicità. L’operazione riesce perfettamente quando dal consumo legato al bisogno, si passi al consumo identitario. L’uso dei prodotti non sarebbe più una risposta ad un bisogno, ma un atto di comunicazione, dove i beni diventano portatori di significato e valore, potendo svolgere il ruolo simbolico di espressione identitaria. Agli oggetti vengono associati, tramite la pubblicità, significati simbolici di valore che vanno a nutrire il narcisismo del consumatore. Le marche divengono espressioni simboliche di valori e i significati che, associati gli oggetti, ne giustificano l’uso e ne spiegano la notorietà. Avere una macchina, non è più il possedere un mezzo di trasporto che porti da un punto A ad uno B, ma un simbolo del proprio prestigio, successo e quant’altro.

Vuoi mettere andare a prendere le sigarette col Ferrari, piuttosto che con la Panda!

Legge del nemico funzionale. Il rovescio della medaglia del consumo identitario è il capovolgimento del rapporto vittima/seduttore. Se nella strategia della dominazione il nemico funzionale è ben identificato, nella seduzione si avvera invece la diabolica condizione della separazione da sé, il divenire nemici di se stessi, fino al limite patologico della depressione. Infatti il nemico (salvo situazioni d’invidia) non è là fuori, ma dentro il sedotto, il quale si sente in colpa di non raggiungere il successo, la ricchezza o di non essere magari sufficientemente competitivo e di non permettersi il meglio.

Legge della narrazione: chi ascoltasse con attenzione il lessico pubblicitario ed analizzasse il linguaggio suggestivo praticato, parrebbe che non si raccontino bugie, sebbene il messaggio sia subdolo nelle sue motivazioni e infarcito dei verbi coniugati all’imperativo: “Vivi, regalati, godi…” Le emozioni suggestionate hanno un che sempre di latentemente falso, perché le risposte che si danno ai bisogni richiamati non sono in funzione del bene dell’Altro, ma sono sempre in funzione del profitto e dalla vendita del seduttore, il quale non si rivolge ad un essere umano, a un cittadino, ma ad un consumatore. La via quindi non è il dialogo responsabile, il confronto razionale, ma la suggestione che si rivolge alle emozioni per catturare il consumatore e trasformarlo in oloturia!

Tutto è possibile là dove impera l’analfabetismo emozionale totale, per cui si possa dire che una bibita regali felicità. Nello sfondo della narrazione seduttiva comanda l’ideologia consumistica, secondo cui più alto fosse il consumo, il successo ed il possesso e più alta sarebbe la felicità. Niente di più timologicamente falso!  I nuovi dominatori non siedono più negli alti scranni del potere, ma nelle stanze della finanza e della speculazione.  Non comandano più le armi, ma il denaro, ed il controllo in funzione dell’accumulo. Metà della ricchezza netta del mondo appartiene all’1% della popolazione, il 10% detiene l’85%, mentre il 90% detiene il restante 15% della ricchezza totale del mondo, il top 30% dei ricchi al mondo detiene il 97% della ricchezza totale.

La tabella comparativa ha la funzione di indicare le analogie presenti nelle strategie del potere, sia esso dominio o seduzione, propaganda o pubblicità.

Tabella comparativa fra dominio e seduzione

DominioSeduzione (pubblicità)
Legge dell’ostilità L’Altro mi è nemico, perché può sempre recarmi danno.Legge dell’ostilità L’Altro è da conquistare, convincere, perché è fuori controllo nei suoi consumi.
Legge del sospetto Dell’Altro non posso mai fidarmi. Il sospetto è vivo ove la paura prevalga sulla fiducia e determini costantemente un atteggiamento ombroso e diffidente.Legge del sospetto La pubblicità è insistente, assillante, martellante, ossessiva e sempre pronta a colpire le emozioni del consumatore per carpirne la fiducia.
Legge del controllo Erogare paura all’Altro, e se occorre anche dolore, per ottenere la sua sottomissione.Legge del controllo Il consumo identitario lega il consumatore ai prodotti portatori di significato e valore, che nutrono il suo narcisismo.
Legge del nemico funzionale Offrire ai sottomessi un sostituto di odio, un nemico funzionale, che devii l’ostilità contro il dominatore degli assoggettati verso un altro bersaglio.Legge del nemico funzionale Il nemico è dentro il sedotto, il quale si sente in colpa di non raggiungere il successo, la ricchezza o di non essere sufficientemente competitivo e di non permettersi il meglio.
Legge della narrazione Trasformare le malefatte del dominatore in epopea, imponendo una lettura e descrizione della realtà funzionale alla giustificazione del suo dominio.Legge della narrazione La narrazione seduttiva governa l’ideologia consumistica, secondo cui più alto sia il consumo, il successo ed il possesso e più alta sarebbe la felicità.

Il Servizio

Al bisogno del far-fare del dominatore, alla sua smania di stabilire un controllo sull’Altro, si può preferire l’aiutar-fare sociale, politico, economico.  Questa radicale e diversa strategia va sotto il nome di Servizio.  L’Altro non è più da sottomettere, ma da aiutare, liberare, rendere autonomo. Quando il servizio si attua in funzione della crescita, cioè l’educare e il promuovere il benessere dell’Altro, allora si definisce Cura. Al bisogno di sfruttamento del dominatore sull’Altro, si preferisce quel servire che comprende l’accudimento, l’insegnamento, l’educazione, la cura, la cittadinanza, il servizio politico, sociale e la difesa.

Legge della filia e del rispetto. La legge del rispetto, dell’affetto, ha il suo fondamento nella percezione dell’Altro-come-sé.  Ogni ostilità perde di senso. La propensione rispettosa è nel cuore dei sentimenti migliori che legano gli esseri umani fra loro e rappresenta la spinta relazionale antitetica all’ostilità e alla rabbia. Il rispetto, perché si generi, necessita di alcune precondizioni emotive irrinunciabili. La prima è l’accondiscendenza e raffigura l’iniziale non opporsi, il non ergersi a contrasto. La pazienza è, invece, l’abituale disposizione alla moderazione, la capacità di tenere sotto controllo ogni ostilità. La tolleranza è l’atteggiamento di rispetto nei riguardi dei comportamenti, delle idee o delle convinzioni altrui, anche se diverse dalle proprie. Un minimo di indulgenza predispone al necessario atteggiamento di comprensione e benevolenza, per superare antipatie e idiosincrasie.

Legge della fiducia. La legge della fiducia si oppone alla legge del sospetto. L’Altro non è nemico, ma simile e quindi sempre degno di rispetto e fiducia. La fiducia è caratterizzata da uno stile inconfondibile, indice di assenza di ogni forma di paura dell’Altro, fatto di calma, di quiete e di assenza di ostilità. Questi atteggiamenti sono precondizioni, affinché l’Altro non si senta minacciato. La conseguenza più affascinante della fiducia è sicuramente la speranza: da lei discende il sentimento di aspettazione fiduciosa nella realizzazione, presente e futura, di quanto si desidera. Senza di lei il tempo risulterebbe minaccia e l’Altro un pericolo. La speranza è nel cuore di una fiducia che superi il tempo, uno sguardo sicuro e sorridente proteso in avanti, che si getta oltre l’orizzonte.

Legge dell’autonomia e della responsabilità. All’opposto della legge del controllo si trova la rinuncia ad ogni pretesa di dominio sull’Altro, cioè la legge dell’autonomia e della responsabilità. Qui si aprono gli ampi spazi dell’accudimento, dell’educazione, della cura e del servizio: compiti precipui di ogni servire.

Legge della gratitudine. Esistono diverse situazioni in cui esprimere la gratitudine. C’è il giusto ‘Grazie’ per un favore o servizio ricevuto: ringraziare è retto e doveroso. Vi è poi il ‘Grazie’ del donatore che scopre che fare il bene fa bene a chi lo compie. Fare il bene riempie di senso, di valore e di speranza il donatore. La gratitudine stabilisce un profondo legame fra i protagonisti della relazione ed è perciò generativa. La gratitudine è il miglior antidoto ad ogni forma di ostilità.

Legge della trasparenza e del dialogo. Nessun uomo può definirsi libero in assenza di dialogo, di libertà d’informazione. Gli autocrati e i dittatori perseguitano ferocemente giornalisti, stampa e artisti non allineati alla loro narrazione. La libertà di pensiero e d’informazione è una delle condizioni irrinunciabili perché un uomo possa definirsi libero. Le decisioni infatti dei cittadini dipendono dalle informazioni a cui hanno accesso.

“La trasparenza[5] consiste nella pubblicità di atti, documenti, informazioni e dati propri di ogni amministrazione, resa oggi più semplice e ampia dalla circolazione delle informazioni sulla rete internet a partire dalla loro pubblicazione sui siti istituzionali delle amministrazioni”. “Nella scienza sulla comunicazione un media è considerato trasparente quando: ci sono molte fonti di informazione, spesso in competizione tra di loro; è ben noto il metodo di distribuzione delle informazioni; il finanziamento dei mezzi di produzione è di pubblica conoscenza”.

Uno sguardo disincantato sulla condizione umana vede i massimi valori di libertà e dignità abbondantemente disattesi. Esiste infatti un’umanità dolente asservita alle mire dei dominatori. In 44 paesi vige l’autocrazia o la dittatura. Non meno in pericolo lo è la restante umanità, circuita dalle strategie seduttive del consumo e dal carro del potere economico-finanziario. Si tratta comunque di sottomissione: una dolorosa e l’altra timica, cioè emotivamente asservita all’ideologia felicista e consumista, che umilia profondamente l’anima umana e la espropria del destino di bellezza a cui è destinata. I dominatori non sono un’esclusività dei paesi chiaramente privi della democrazia. Si nascondono ovunque ed il modo migliore per stanarli è la trasparenza e il dialogo, altrimenti la democrazia rischia di essere un bel guscio che nasconde un contenuto malvagio ed una latente sopraffazione.

In effetti in questo secolo stiamo assistendo all’evoluzione della specie.

Scrive Anne Applebaum[6]: “Tutti noi abbiamo in mente un’immagine da cartone animato di come appare uno stato autocratico. C’è un uomo cattivo al vertice che controlla la polizia. La polizia minaccia il popolo con la violenza. Ci sono collaboratori malvagi e forse qualche coraggioso dissidente. Ma nel Ventunesimo secolo, questo cartone animato ha poca somiglianza con la realtà. Oggi le autocrazie non sono gestite da un solo cattivo, ma da reti sofisticate composte da strutture finanziarie cleptocratiche, servizi di sicurezza (militari, polizia, gruppi paramilitari, sorveglianza) e propagandisti professionisti. I membri di queste reti sono collegati all’interno di un determinato paese e tra molti paesi. Le aziende corrotte e controllate dallo stato in una dittatura fanno affari con le aziende corrotte e controllate dallo stato in un’altra dittatura. La polizia di un paese può armare, equipaggiare e addestrare la polizia di un altro.”

Se nel secolo scorso dietro il paravento delle ideologie era il potere la maggiore aspirazione dei dominatori, oggi è invece il possesso dei beni e delle ricchezze dei paesi la massima aspirazione di questi predoni, rapinatori e saccheggiatori. Il potere serve solo a proteggere i loro arricchimenti e per i dissidenti non c’è alcun luogo sicuro al mondo, perché possono essere raggiunti ovunque dai loro sicari.

“Né che la nuova alleanza autocratica abbia un’ideologia unificante. Tra gli autocrati moderni[7] ci sono persone che si definiscono comunisti, nazionalisti e teocrati. Il putinismo, il chavismo, il Juche nordcoreano, la Repubblica islamica e il comunismo cinese hanno tutti radici storiche diverse, estetiche diverse. Non c’è nemmeno un unico paese a guidare questo gruppo: a differenza delle alleanze militari o politiche di altri tempi e luoghi, i membri di questo gruppo non operano come un blocco, ma piuttosto come un agglomerato di aziende – chiamiamolo Autocracy Incorporated, o Autocracy Inc. I loro legami non sono cementati da ideali, ma da accordi – accordi pensati per attenuare i boicottaggi economici occidentali o per arricchirsi personalmente. Ecco perché possono operare così facilmente al di là delle linee ideologiche, geografiche e storiche… Il loro obiettivo non è creare prosperità o benessere. Il loro obiettivo è arricchire sé stessi e le loro famiglie, e mantenere il controllo.”

I dominatori possono prosperare ovunque ci sia interazione umana: in famiglia, lo testimoniano i ricorrenti femminicidi; nelle scuole, ove il benessere relazionale non sia posto al primo posto, vedi bullismo e analfabetismo pedagogico[8]; nelle case di cura o nelle scuole materne, dove di tanto in tanto si scoprono violenze sugli ammalati o sui piccoli; nelle fabbriche o nei posti di lavoro, dove spesso mobbing e sfruttamento fanno la quotidianità. Il dolore umano è maggiormente conseguenza di mancanza di filia e prodotto dell’azione umana, più che del limite insito nella stessa precarietà della sua condizione. Ognuno di noi sceglie consapevolmente o inconsapevolmente da che parte stare e ciò fa la differenza fra il bene ed il male.

La tabella comparativa ha la funzione di indicare le sostanziali differenze fra dominio e servizio.

Tabella comparativa fra dominio e servizio

DominioServizio
Legge dell’ostilità L’Altro mi è nemico, perché può sempre recarmi danno.Legge della filia e del rispetto L’Altro-è-simile, è Altro-come-me. Ogni ostilità perde di senso.
Legge del sospetto Dell’Altro non posso mai fidarmi. Il sospetto è vivo ove la paura prevalga sulla fiducia e determini costantemente un atteggiamento ombroso e diffidente.Legge della fiducia La legge della fiducia si oppone alla legge del sospetto. L’Altro non è nemico, ma simile e quindi sempre degno di rispetto e fiducia.
Legge del controllo Erogare paura all’Altro, e se occorre anche dolore, per ottenere la sua sottomissione.Legge dell’autonomia e della responsabilità All’opposto del controllo si trova l’autonomia e la responsabilità.
Legge del nemico funzionale Offrire ai sottomessi un sostituto di odio, un nemico funzionale, che devii l’ostilità contro il dominatore degli assoggettati verso un altro bersaglio.Legge della gratitudine La gratitudine stabilisce un profondo legame fra i protagonisti della relazione ed è perciò generativa. La gratitudine è il miglior antidoto ad ogni forma di ostilità.
Legge della narrazione Trasformare le malefatte del dominatore in epopea, imponendo una lettura e descrizione della realtà funzionale alla giustificazione del suo dominio.Legge della trasparenza e del dialogo Nessun uomo può definirsi libero in assenza di dialogo, di libertà d’informazione. La libertà di pensiero e d’informazione è una delle condizioni irrinunciabili perché un uomo possa definirsi libero.

[1] L’ipotesi del marcatore somatico, formulata da Antonio Damasio e ricercatori associati, propone che i processi emotivi guidino (o distorcano) il comportamento, in particolare il processo decisionale.

[2] Dottrina della redenzione, della salvezza da ogni male, come fondamento di varie religioni e accreditamento di potere quasi soprannaturale.

[3] Le oloturie, o cetrioli di mare, hanno corpo allungato, fusiforme o cilindrico, con un’estremità anteriore in cui si apre la bocca circondata da tentacoli e una posteriore dove sbocca l’apertura anale. Praticamente sono dei tubi digerenti!

[4] Il sequestro timico, rappresenta tutte le ideologie, le credenze, i pregiudizi, i preconcetti, le preclusioni, i tabù, le superstizioni ecc.  Parte da un errore (voluto, subito o appreso) di specificità che diventa un errore di categorizzazione. Agisce nella storia, quasi la guida, più di quanto non se ne abbia consapevolezza.

[5] Garante per la Protezione dei Dati Personali.

[6] https://www.ilfoglio.it/esteri/2022/12/06/news/qualche-idea-per-smontare-le-autocrazie-4733020/. Qualche idea per smontare le autocrazie di Anne Applebaum.

[7] Idem.

[8] Bonesso C. Dal Zovo S. Di Cintio M. “L’analfabetismo pedagogico. Cos’è e come si cura”. Aracne editore. 2019.

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