La Medicina del terzo millennio: una scienza con l’anima

La Medicina evoluzionista – per intenderci, quella del nuovo millennio – individua una serie di superamenti di nozioni scientifiche consolidate come necessario passaggio verso la ricerca autentica e libera.  Ciò va detto perché il retaggio di concezioni ormai vetuste e superate è ancora fortemente presente, a causa anche di planetari interessi economici.

Assistiamo così allo sgretolamento dei miti delle iperalimentazioni onnivore, al “j’accuse” formidabile nei confronti della vaccinoprofilassi senza limiti, alle richieste sempre più pressanti di soluzioni autentiche nei confronti delle tante “malattie del secolo” irrisolte (ne vengono presentate diverse, poco curabili e in netto incremento: malattie cardiovascolari, tumori, obesità, depressione, diabete, malattie respiratorie croniche…).

La proposta della medicina del secolo scorso era la moltiplicazione di farmaci, protocolli sempre più “obbligati” (vengono chiamate “linee-guida”), che oggi vengono applicati come un copia-incolla dal medico di turno. Una medicina spersonalizzata, che può non guardare in faccia l’uomo e fermarsi a leggere numeri, immagini diagnostiche e relazioni altrui senza sfiorare l’anima.

Tra i “dogmi” della Medicina del secolo scorso, uno in particolare è ancora in vita, nonostante abbia fatto un tonfo riconosciuto dal mondo scientifico della ricerca: il cosiddetto “dogma del determinismo genico”. Di che si tratta?

Fino agli anni novanta si è creduto di poter trovare spiegazioni definitive al destino dell’umanità e alle tante malattie che l’affliggono nel doppio filamento di Dna. Gli scienziati – fino ad allora – erano convinti che tutta la nostra vita fosse scritta lì, malattie comprese, e che sarebbe bastato scioglierne i segreti per avviarsi verso un destino felice e verso la soluzione a tutti i mali.

Era un’idea suggestiva, affascinante e a portata di mano: infatti, man mano si è potuto affinare i mezzi di lettura del filamento, individuando la struttura e la funzione di ogni singolo gene.  Se ricordate fu coniato il termine “Progetto Genoma” per indicare il ciclopico sforzo che la Scienza avrebbe compiuto per salvare l’umanità. Ci si attendeva di scoprire il gene per ognuna delle centoventimila proteine presenti nel nostro organismo, più qualcosa in più: ciò avrebbe spiegato la nostra complessità biologica, mentale e psichica e avrebbe fornito indicazioni per la Medicina del futuro.

Un flop!  Dallo svolgimento dell’intero doppio filamento venne fuori una cifra irrisoria di geni (poco più di ventitremila) che ci facevano poco più complessi della mosca della frutta e un po’ meno di un comune roditore!

Era evidente che la nostra straordinaria complessità andava ricercata altrove…

Iniziarono così gli studi della Medicina Epigenetica, cioè di quella branca della Biologia Molecolare che studia le influenze sul patrimonio genetico e sulle sue espressioni. Venne fuori che il nostro Dna non esprime tutti i geni, ma solo quelli che rispondono alle stimolazioni esterne alla cellula, cioè all’ambiente….

Negli ultimi vent’anni è questa la Biologia Molecolare, ma ancora nelle nostre Università si trasmettono nozioni superate, quali la centralità del determinismo genetico, il nucleo come cervello della cellula, la correlazione certa tra geni e malattie!

Lo studio della Medicina Epigenetica è entusiasmante perché restituisce il senso ad ogni cosa: il valore delle interazioni, l’ambiente, l’adattamento, le influenze del mondo psichico e spirituale sulla biologia della cellula, le possibilità di spiegazioni anche a fenomeni strani e inauditi come le guarigioni (esistono sempre più evidenze scientifiche in merito…).

La Medicina evoluzionista – quella del terzo millennio – si avvia ad essere una Medicina rispettosa del Metodo Scientifico tanto caro agli studiosi del secolo scorso, ma con un piede più avanti, verso la Teoria dei Quanti, verso le Scienze Integrate, verso Teorie del Tutto, e col cuore e la mente aperti alle realtà del mondo emotivo, relazionale e spirituale.

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