Le varie facce del potere 4- Lo psicopotere, come controllare la psiche degli altri

Il biopotere ha spadroneggiato nella storia e continua tutt’ora, ma a lungo andare la natura umana rifiuta e si ribella all’imposizione, reclama la sua libertà, l’autonomia, l’autodeterminazione. Le nuove strategie del potere vanno sotto il nome di psicopotere, colonizza il mondo del linguaggio, del pensiero, il mondo dei desideri, della motivazione, con la forza del positivo. Agisce subdolamente negli spazi della visibilità: seduce, non proibisce, ma rende dipendenti, perché non dà la possibilità di scegliere, ma concede la libera selezione fra le sue offerte

In assenza di empatia, il bisogno di controllo da parte dei dominatori si realizza attraverso la continua erogazione di seduzione ed esaltazione. Ciò genera l’ossessiva competizione e l’attivazione d’un Io autogiudicante e frammentato, assediato dalla solitudine e dai sensi di colpa che agisce sotto il giogo e la dipendenza del potere. Anche i dominatori della psiche esercitano un potere tossico, seducente e manipolatore: promettono felicità e successo. Sono abili e ossessivi masturbatori dell’emotività, attraverso un linguaggio suggestivo e narrativo altamente teleologico, che tende a produrre speranze che non potranno mai avverare. Si vende come un prodotto pubblicitario, promette la soluzione ad ogni problema, perciò si circonda di spin doctor e predilige la spettacolarità: sport, media e selfie.

Il governante tossico, essendo fedele solo a se stesso, non è fedele con le donne, semmai è familista, usa la famiglia come parte del cerchio magico entro cui concentrare potere e ricchezza e con una funzione di mostra e scenografia: donne belle, bei figli, belle dimore: tutto rigorosamente photoshoppato.

Sostanzialmente la biopolitica propugna energicamente il ‘se vuoi vivere, devi obbedire e sottometterti, stare alle regole del re o della produzione’, mentre il psicopotere, tipico del neoliberismo, seduce e persuade con il ‘se vuoi essere felice, avere successo, essere visibile, ricco, consumare, consumare, consumare …’

Biopotere e psicopotere sono diversi, ma uguali nell’intento di potere: Si tratta della dittatura del positivo, la quale si alimenta alla motivazione continua, all’iniziativa continua, al progetto, all’emulazione, all’ottimizzazione … alla conquista di nuovi spazi, all’eterno ‘Tu devi’ del miglioramento, che scarica sull’Io la violenza del positivo, non meno distruttiva della violenza della negatività, generando solitudine, tristezza e sensi di colpa, perché chi non ha successo non ha un capro espiatorio su cui scaricare il proprio fallimento che su se stesso

Il psicopotere fa leva sulla motivazione, sull’emulazione, sull’iniziativa e sull’esaltazione d’un Io protagonista e unico artefice del proprio divenire. Il rovescio della medaglia è la solitudine dell’Uno contro Tutti, figlio della competizione sfrenata, e la tristezza delle derive anche suicidarie della depressione narcisista. Si passa dall’ideologia del dovere tipica del biopotere, all’ideologia del successo e del consumo del psicopotere. Funziona come un disco rotto: «Tu devi aver successo, ricchezza, esser prestante, giovane… tu devi, tu devi…»

Anche il psicopotere ha le sue liturgie e si avvale di riti, luoghi, status symbol, mode, linguaggi ecc. dove si celebrano la visibilità e l’omologazione, si organizzano gli eventi di massa e gli sballi, si officia il SUCCESSO e si festeggiano le vittorie dell’Io sul Noi, sulla concorrenza, là dove la fama, la popolarità e l’affermazione sbracano in nome di un qualunque e sempre nuovo raggiungimento. Anche il psicopotere si avvale della potenza delle parole totem, termini che trasportano un programma ed una visione del mondo, cioè l’esser competitivo, di successo, ricco, migliore, figo, primo, trendy, fashion, boom e tante altre categorizzazioni comunque esaltanti. L’altra faccia della medaglia presenta il volto depresso, disprezzato e disperato dell’incapace, del non competitivo: il fallito, il perdente, lo sfigato, il brutto, il grasso, l’ultimo, il fuori moda, l’out, e tante altre categorie del disprezzo.

Come si vede la tecnica del dominio non cambia mai: il bastone e la carota del biopotere viene sostituito dal successo e dal disprezzo del psicopotere; la paura ed il dolore praticati dal biopotere lasciano il posto alla solitudine e alla depressione generate dal psicopotere. Biopotere e psicopotere sono figli dell’ostilità, della mancanza d’empatia, la quale al contrario genera il servizio che sta a fondamento dell’educazione, della cittadinanza attiva e della democrazia.